Questa volta tocco un argomento molto delicato ma di cui nessuno ne vuole parlare ,tranne quando si vogliono alzare delle barricate e quindi non risolvere il problema.
Parlando di me premetto che non sono un cattolico praticante,molto poco credente( rifiuto il termine "Fede in Dio") e in ogni caso la politica non deve avere nulla a che fare con la religione.
Ma qui non si parlerà delle ragioni dei credenti o dei religiosi, ma delle ragioni dei cattolici che fanno politica.
Per parlare di questo farò riferimento ad uno dei filosofi contemporanei a me più cari e più stimati del nostro secolo (anche del precedente visto che ha 80 anni!) J.Habermas.
Per parlare di questo farò riferimento ad uno dei filosofi contemporanei a me più cari e più stimati del nostro secolo (anche del precedente visto che ha 80 anni!) J.Habermas.
Egli afferma che è un dovere ,da parte della politica laica ascoltare le ragioni dei cattolici traducendone i contenuti in termini laici ovviamente.Tradurre in termini laici le ‘intuizioni’ e le ‘ragioni’ che il cittadino religioso sa esprimere solo in termini comprensivi della sua esperienza di fede.
Il problema si ripresenta infatti sotto l'aspetto del linguaggio.Il cittadino senza fede religiosa è tenuto a riconoscere un ‘potenziale di verità alle immagini religiose del mondo’”.
Non nego che un problema ci sia e che la fede, ogni tipo di fede, non solo in Dio, ma anche nell’onnipotenza conoscitiva dei numeri e delle scienze naturali, ponga dei problemi.
La fede nella ricerca scientifica senza limiti e illimitatamente applicabile configura un pensiero e una prassi sottratti al giudizio razionale, giudicante cioè non solo l’adeguatezza dei mezzi ma anche l’accettabilità dei fini.Esistono vari tipi di fedi e di dogmatismi.
Gli stessi cittadini laici, in altri termini, dovrebbero aver interesse a confrontare forma e contenuto delle proprie convinzioni con il “potenziale di verità” racchiuso nel linguaggio religioso: anche se questo linguaggio non è immediatamente e facilmente traducibile nel linguaggio della razionalità atea e in quello delle costituzioni liberal-democratiche o delle social-democrazie avanzate.
Ovviamente il problema si presenta in Italia,la cultura e la politica cattolica ha dominato per 50 anni con risultati molto ambigui. Non tenere conto di questi 50 ,però, sarebbe un grave errore e provocherebbe ulteriori divisioni in un paese che di barriere e barricate ne è un po' stanco.
Lorenzo