Cerco di analizzare il problema del probabile invio nelle nostre città di 30.000 soldati per sorvegliare e garantire "l'ordine pubblico", a meno che tutte le donne diventino brutte, in tal caso il "Cavaliere" potrebbe fare marcia indietro.
Il fenomeno della legittimazione della violenza armata ha un risvolto di stato ed uno a livello di singoli individui.
A Los Angeles i cartelli “Si spara a vista” sono la nuova versione del più vecchio “Attenti al cane”; a Brescia sparare ad un tentato ladro (disarmato) e ucciderlo viene considerato l’esercizio di un diritto del cittadino; nei quartieri di molte città girano ronde di vigilantes privati; Luciano Violante, presidente della Camera e già magistrato, dichiara che “la sicurezza viene prima della giustizia”.
Il ricorso alle armi viene riassorbito nella normalità come strumento di regolazione sociale e si sta producendo uno slittamento importante nella stessa definizione delle funzioni tra polizia e esercito.
La maggior parte di noi pensa che in ogni caso si possano risolvere i problemi sociali,ma il prezzo da pagare in tema di sviluppo socio-culturale sono enormi.
La nostra mentalità cambiera sicuramente( in peggio ovviamente) e non ce ne accorgeremo.
Su questo sfondo si sviluppano nuovi modi di penetrazione del sistema militare nella vita “civile”, in quanto la vita associata ordinaria potrebbe venire riorganizzata secondo logiche militari: sistema di gerarchie, sottrazione delle decisioni alla critica e al controllo diffuso e partecipativo, trasferimento di rigidità da caserma anche nei comuni luoghi di lavoro, dalle aziende alle scuole e università, con una centralizzazione delle funzioni decisionali e una verticalizzazione dei rapporti che impedisce i legami orizzontali di tipo cooperativo (e risulta tanto più pesante da un punto di vista di genere perché le modalità della competizione appartengono per antica storia piuttosto agli uomini che alle donne e perciò ne favoriscono il persistente predominio, se vengono assorbite nel senso comune come le uniche possibili).
La mentalità corrente (di stampo neocon) sulla lotta al terrorismo, e la conseguente militarizzazione della politica,si prospetta il ritorno del politico in veste "Hobbessiana", cioè di una visione della sicurezza su dimensione di esercito e servizi segreti.
Si tratta di una drammatizzazione in maniera populistica (e per ragioni elettorali, ma con il Berlusconi si è sempre in campagna elettorale!) del crescente senso di insicurezza interna di fronte ad episodi criminosi.
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