sabato 28 novembre 2009
Solidarietà ai lavoratori Eutelia - Agile
Martedì 8 Dicembre io e un mio collega istruttore di Torino abbiamo deciso di andare al presidio permanente di Ivrea per portare la solidarietà dei lavoratori di Trenitalia. Chi volesse aderire mi contatti. Lorenzo
E' iniziato il licenziamento dei primi 1200 lavoratori di OLIVETTI-GETRONICS-BULL-UTELIA-OICOM-EDISONTEL. TUTTI CONFLUITI IN AGILE s.r.l. ora Gruppo Omega Agile ex Eutelia è stata consegnata a professionisti del FALLIMENTO.
Agile ex Eutelia è stata svuotata di ogni bene mobile ed immobile.
Agile ex Eutelia è stata condotta con maestria alla perdita di commesse e clienti.
Il gruppo Omega continua la sua opera di killer di aziende in crisi , l'ultima è Phonemedia 6600 dipendenti che subirà a breve la stessa sorte.
Siamo una realtà di quasi 10.000 dipendenti e considerando che ognuno di noi ha una famiglia, le persone coinvolte sono circa 40.000 eppure nessuno parla di noi.
Abbiamo bisogno di visibilità Mediatica, malgrado le nostre manifestazioni nelle maggiori città italiane (Roma - Siena - Milano - Torino - Ivrea - Bari - Napoli - Arezzo) e che alcuni di noi sono saliti sui TETTI, altri si sono INCATENATI a Roma in piazza Barberini, nessun Giornale a tiratura NAZIONALE si è occupato di noi. Ad eccezione dei TG REGIONALI e GIORNALI LOCALI NON siamo mai stati nominati in nessun TELEGIORNALE NAZIONALE perchè la parola d'ordine è che se non siamo visibili all'opinione pubblica il PROBLEMA NON ESISTE.
Dal 4-Novembre-2009 le nostre principali sedi sono PRESIDIATE con assemblee permanenti
Iniziative politiche
venerdì 27 novembre 2009
Nick Cave - Nature Boy
Lo sto ascoltando da qualche tempo, mi piace molto sia il testo che la musica.
Un cantante che ho riscoperto giusto questo anno.
Forse questo post sarebbe stato meglio metterlo sl blog di musica, ma come disse qualcuno:
..i blogs parlano fra loro....
Lorenzo
Nick Cave, Nature Boy.
NATURE BOY
Ero appena un ragazzo quando stavo seduto
a guardare i notiziari in TV
vedevo le solite macellazioni
vedevo le atrocità di routine
mio padre mi diceva, non distogliere lo sguardo,
devi essere forte, devi essere coraggioso,adesso
mi diceva che alla fine è la bellezza
quella destinata a salvare il mondo, ora.
E lei si muove fra i passeri
e lei fluttua fra la brezza
lei si muove in mezzo ai fiori
lei smuove qualcosa dentro di me, nel profondo.
Stavo camminando intorno allo spettacolo dei fiori come un lebbroso
scendendo in preda a una certa isteria nervosa
quando ti ho vista in piedi, occhi verdi, capelli neri,
contro il rosa e il porpora del glicine
tu hai detto, ehi, ragazzo della natura, mi stai guardando
con in testa qualche intenzione disonesta?
Le mie ginocchia si sono fatte molli, non potevo parlare,facevo pensieri
che per il mio interesse era meglio non menzionassi neppure.
E lei si muove fra i fiori
e fluttua in mezzo al fumo
si muove fra le ombre
viene verso di me rivolgendomi appena una piccola occhiata.
Mi hai condotto nel tuo spazio
e mi hai messo addosso una muta da palombaro
poi hai giocato a fare la patriota, hai innalzato la bandiera
e io mi sono messo dritto a fare il pieno saluto.
Più tardi abbiamo fumato una pipa che mi ha ammutolito
e mi ha impedito di parlare
mentre tu ti avvicinavi con un movimento lento
citando Saffo nell'originale greco.
Lei si muove fra le ombre
fluttua nella brezza
si muove fra le candele
e noi ci siamo mossi attraverso i giorni e gli anni.
Gli anni sono passati, stavamo passeggiando in riva al mare
mezzi deliranti
tu mi hai sorriso e hai detto,caro
penso che questa cosa si stia facendo piuttosto seria
hai indicato qualcosa e hai detto
hai mai visto qualcosa di così bello?
E' stato allora che sono caduto giù
è stato allora che tu mi hai risollevato ancora.
Lei si muove fra i passeri
e cammina in mezzo al mare
si muove fra i fiori
e muove qualcosa dentro di me, nel profondo
si muove fra i passeri
e fluttua nella brezza
si muove fra i fiori
si muove per farsi vicina a me.
giovedì 26 novembre 2009
La crisi è finita!
Va tutto bene.
E’ questo il ritornello del ministro dell’Economia Tremonti.
Il Paese è in ripresa, i conti tornano ma serve rigore. Così la Finanziaria che arriva proprio in questi giorni in Parlamento contiene solo tagli e tante bugie.
Nessuna risorsa per l’Italia in crisi, quella vera, fatta di operai che stanno perdendo il lavoro, di famiglie che non arrivano alla fine del mese, di poliziotti che fanno sicurezza sul territorio senza soldi e risorse, di ricercatori che non ricercano più e vanno all’estero, nel migliore dei casi. C’è un’Italia in crisi fuori dalle stanze dorate dei palazzi, quell’Italia che telegiornali e tv asservite al padrone, continuano a negare e che noi testardamente continueremo a mostrarvi.
Oggi, solo a Roma, c’erano quattro manifestazioni.
C’erano gli operai dell’Alcoa, davanti al ministero dello Sviluppo Economico, azienda leader nel settore della produzione in alluminio, con 3.000 operai che rischiano di perdere il posto di lavoro, in una regione come la Sardegna già in grosse difficoltà occupazionali.
C’erano i vigili del Fuoco, a piazza Navona, senza più risorse e mezzi. C’erano lavoratori di Eutelia, davanti a palazzo Chigi, società spezzettata e venduta a pluricondannati specializzati non nel rilanciare l’economia del Paese ma nel lucrare sullo smantellamento di aziende. C’erano, infine, i ricercatori dell’Ispra, in rivolta sui tetti dell’istituto, in procinto di essere tutti licenziati da uno Stato che ormai non investe più un euro in ricerca.Noi da tempo siamo al fianco di questi pezzi d’Italia dimenticati dalla tv di regime.
E più assordante sarà il silenzio imposto dal Governo, più noi continueremo a gridare a voce sempre più in alta che in Italia le cose non vanno bene per niente.
E’ questo il ritornello del ministro dell’Economia Tremonti.
Il Paese è in ripresa, i conti tornano ma serve rigore. Così la Finanziaria che arriva proprio in questi giorni in Parlamento contiene solo tagli e tante bugie.
Nessuna risorsa per l’Italia in crisi, quella vera, fatta di operai che stanno perdendo il lavoro, di famiglie che non arrivano alla fine del mese, di poliziotti che fanno sicurezza sul territorio senza soldi e risorse, di ricercatori che non ricercano più e vanno all’estero, nel migliore dei casi. C’è un’Italia in crisi fuori dalle stanze dorate dei palazzi, quell’Italia che telegiornali e tv asservite al padrone, continuano a negare e che noi testardamente continueremo a mostrarvi.
Oggi, solo a Roma, c’erano quattro manifestazioni.
C’erano gli operai dell’Alcoa, davanti al ministero dello Sviluppo Economico, azienda leader nel settore della produzione in alluminio, con 3.000 operai che rischiano di perdere il posto di lavoro, in una regione come la Sardegna già in grosse difficoltà occupazionali.
C’erano i vigili del Fuoco, a piazza Navona, senza più risorse e mezzi. C’erano lavoratori di Eutelia, davanti a palazzo Chigi, società spezzettata e venduta a pluricondannati specializzati non nel rilanciare l’economia del Paese ma nel lucrare sullo smantellamento di aziende. C’erano, infine, i ricercatori dell’Ispra, in rivolta sui tetti dell’istituto, in procinto di essere tutti licenziati da uno Stato che ormai non investe più un euro in ricerca.Noi da tempo siamo al fianco di questi pezzi d’Italia dimenticati dalla tv di regime.
E più assordante sarà il silenzio imposto dal Governo, più noi continueremo a gridare a voce sempre più in alta che in Italia le cose non vanno bene per niente.
La nuova RAI 3
L'operazione decisa a Palazzo Grazioli. Vota con la destra un consilgiere del Pd. Durissima reazione dell'Usigrai. Vita: "un amaro retrogusto"
ROMA - Alla fine il direttore generale Mauro masi ce l'ha fatto a ubbidire all'ordine di Silvio Berlusconi ed è riuscito a cacciare il direttore di Rai Tre Mauro Ruffini.
Complici in questo atto molto grave, che segna una nuova tappa, del "percorso della "vergogna" che la maggioranza di destra sta portando avanti nei confronti della Rai, il presidente Paolo Galimberti e un consigliere del Pd Giorgio Van Straten. Quest'ultimo addirittura non si è reso neppure conto del ridicolo quando ha dichiarato di aver votato a favore della cacciata di Ruffini: "Il mio comportamento oggi in consiglio di amministrazione si è ispirato a due principi: la valorizzazione della professionalità di Paolo Ruffini e la salvaguardia dell'identità di Raitre".
Ancor più incredibile questa dichiarazione visto che a Ruffini verrà assegnato un incarico inesistente, cioè quello di collaborare con il Direttore Generale nella definizione e nell'attuazione dell'operazione per il passaggio delle attività editoriali da Raisat a Rai, i cui termini organizzativi e amministrativi dovranno essere approvati dal Consiglio di Amministrazione in una prossima seduta. All'intero consiglio Paolo Ruffini, con una sua dichiarazione, ha dato una lezione di dignità: "C'è davvero poco da commentare. Ci sono cose che si commentano da sole. Per me parla il lavoro svolto ogni giorno dalla rete. Un lavoro che è stato ed è sotto gli occhi di tutti e che ha onorato il ruolo del servizio pubblico".
Il "delitto" è avvenuto a conclusione di un consiglio di amministrazione dove è sembrato che regnasse piena armonia. Naturalmente tutto questo a prescindere dalla professionalità di chi è stato nominato al posto di Ruffini, l'ex direttore del Tg3 Antonio Di Bella. Diversi consiglieri si sono affrettati a sottolineare il valore di questa scelta e del fatto che venga mantenuta la direzione a un giornalista di area progressista. Altra argomentazione ridicola: sarebbe stato, infatti, impossibile sostituire Ruffini con un giornalista di nostalgie fasciste o comunque della destra. Scarna la cronaca della seduta. Con otto voti a favori e uno contrario sarà Antonio Di Bella , ex direttore del Tg3, a prendere il posto di Paolo Ruffini. Durissima la reaziuoine dell'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai: " Inquieta la pervicacia con cui si è perseguito l'obiettivo di sostituire un dirigente che stava svolgendo un lavoro unanimemente apprezzato. Sarebbe gravissimo se il nuovo incarico affidatogli si rivelasse una scatola vuota".
"Una scelta aziendale", ha commentato la nuova nomina Paolo Garimberti che ha sottolineato di voler essere "il presidente di un'azienda normale". Insomma quasi a giustificare tra le righe che il ruolo svolto da Ruffini fosse in qualche modo fuori dalla norma. Non solo, ma ha dimenticato che in un'azienda normale le nomine si fanno in sede cioè a Viale Mazzini e no a Palazzo Grazioli, residenza pubblica-privata del presidente del Consiglio, abitualmente luogo di feste e festini.
Tuttavia la decisone del Cda, ripetiamo per non essere fraintesi, senza voler meno alla professionalità di Di Bella, ha il sapore di un disegno politico ben preciso per estromettere l'uscente direttore e la sua scomoda programmazione.
Sergio Zavoli, Presidente della Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza sui servizi radiotelevisivi ha detto: ""Non si puo' negare alla Rai il diritto, addirittura il dovere, di esercitare i suoi poteri. Cio' che nella sostituzione del dottor Ruffini e' parso tuttavia esorbitare da criteri giurisdizionali sono stati tre elementi: l'estenuante lentezza della decisione; l'assenza di motivazioni che accreditassero la natura professionale del provvedimento; l'incongrua, nuova collocazione escogitata per giustificare un esito di cui la politica stessa, certo non estranea alla questione, non credo possa menar vanto".
Dello stesso parere anche anche il senatore del Pd Vincenzo Vita, membro della commissione di Vigilanza Rai : "È certamente la scelta di un ottimo professionista che porterà avanti un'esperienza del valore della rete di cui si celebra il trentennale della nascita. Rimane un amaro retrogusto la modalità con cui è stato avvicendato un direttore della capacità di Paolo Ruffini, che ha avuto il merito di condurre in modo tanto efficace una parte essenziale del servizio pubblico".
D'altra parte molti esponenti politici e della società civile si erano espressi in merito, definendo questo avvicendamento come un grave errore aziendale senza una vera e plausibile motivazione.
Fonte
Lorenzo
domenica 22 novembre 2009
The violet butterfly
Ho ricevuto una mail molto carina, ringrazio l'autrice, dove mi si chiede, fra le altre cose, perchè ci sono delle farfalle in alto a destra sul mio blog.
Rispondo lei che qualche anno fa mi si posò una farfalla viola sulla mia anima.......era il mio unico amore.
Lorenzo
Fiori
Il fiore dell'amore è sempre il più rigoglioso. Esso potrà rallentare la crescita, appassire, non fiorire tutti gli anni.....ma mai morire.
Lorenzo
Quando la critica è nulla
Solamente due considerazioni sull'argomento giustizia tanto in auge in questo periodo.
Vedo molte contraddizioni nelle parole del PdL, in special modo da parte del ministro di Grazia e Giustizia ( direi più di Grazia nell'attuale governo di destra).
La prima è quella che fa riferimento all'1% dei provvedimenti che verranno annullati con il nuovo DDL. Ma come, il provvedimento non doveva risolvere l'annoso problema dei processi accumulati? Quindi solo l'1% non serve a nulla, quindi è fatto per una persona solamente.
La seconda contraddizione è: perchè solo ora dopo la bocciatura del Lodo Alfano?? Se ci fosse stata davvero quest'esigenza di sfoltire la lungaggine dei processi le due cose avrebbero potuto camminare di pari passo in un contesto di vera riforma della giustizia, invece no, prima uno e dopo il fallimeto poi l'altro.
Ora è evidente ( lo era anche prima) che Berlusconi ha interesse solo per la sua causa, ma quello che mi chiedo è perchè i giornali non mettono l'accento su queste contraddizioni, ma al contrario seguono bovinamente l'impostazione delle discussioni che arriva dal governo.
Critica zero....come sempre.
Lorenzo
venerdì 20 novembre 2009
Integralismo e relativismo oggi
Avere un'idea non relativista su alcuni principi fondamentali non significa essere dogmatici a tutti i costi. Questo io l'ho sempre pensato.
Se penso che il concetto di libertà debba essere un concetto universale, non negoziabile, quindi non relativo, non credo di essere un " integralista della libertà".
Detto ciò voglio però cercare di interpretare l'antirelativismo ,così di moda oggi che prende spunto dalle dichiarazioni prima del pontefice e poi da alcuni politici, alcuni intelligenti, altri invece che si sono accodati al coro che urla più forte.
Innanzitutto vediamo quasi quotidianamente che la chiesa interviene in questioni prettamente etico - politico e lo stato sembra essere passivo.
In parte è vero, molti politici obbediscono ai dettami della chiesa, in tutti gli schieramenti. Ma non credo che tutto sia imputabile ad una debolezza dello stato a farsi garante della laicità.
Le ragioni più profonde io le andrei a cercare nell'aumento della complessità dovuto ad esempio alla globalizzazione, che ha indebolito la nostra identità e il nostro senso di appartenenza, nel dilagare della precarietà del lavoro, l'11 Settembre, il terrorismo internazionale e via dicendo.
Questi episodi, anche lunghi nel tempo, hanno minato il pluralismo e la tolleranza fra gli individui spingendoci alla ricerca frettolosa di una identità da contrapporre all'islamismo e alla Cina, riscoprendo così ( non avevamo altro! ) la chiesa, i crocefissi, la religione vista come base sociale, il cristianesimo come elemento distintivo di una costituzione europea.
Non si spiegherebbe diversamente perchè il razzismo di una Oriana Fallaci sia diventato un bestseller in tutto l'occidente e la condanna del relativismo ( a favore del suo rovescio che è il dogmatismo cattolico) da parte del Papa non trovi opposizioni, ma al contrario trovi consensi anche da parte di atei definiti per l'occasione " devoti".
Quando si vede minacciato il futuro si ricorre al passato in assenza di un pensiero " unico" per reperire nella tradizione e nella religione quelle risorse simboliche che possono arginare il senso di disgregazione e di minaccia.
Esse vengono proposte in modo integralista, sottratte quindi al vaglio della ragione diventando così verità indiscutibili, dogmi.
Il pensiero relativo viene così messo al bando, riscoprendo antiche verità che ci mettono alla stessa stregua dei popoli integralisti.
La chiesa queste cose le sa e, riproponendo la sua tradizione millenaria, approfitta dello stato di incertezza del mondo non tanto per dare una risposta alle paure del mondo, quanto per allargare la sua influenza a quanti non si sono mai sforzati alla fatica del pensiero, ben disposti a ritrovare una nuova identità e appartenenza.
Lorenzo
giovedì 19 novembre 2009
mercoledì 18 novembre 2009
NON E' UN PAESE PER GIOVANI!!!
Ho trovato questo bellissimo articolo scritto da una giovane sul sito che troverete in fondo. Meditiamo tutti su questo articolo, personalmente l'ho intesa anche come una bellissima risposta al video che avevo postato.
Lorenzo
Noi giovani dovremmo rappresentare la parte dinamica della società, gli innovatori e - io direi anche - i custodi del pensiero critico.
Abbiamo visto in televisione la caduta del muro di Berlino, i processi di Tangentopoli e le stragi di mafia, non ci siamo formati nella prima Repubblica e non ci siamo costruiti false illusioni sulla seconda.
Viviamo l'era della globalizzazione e del consumismo, del conformismo e dell'apparire, ma pochi di noi si rendono conto del fatto che dovremo rivedere al ribasso le nostre aspettative. L'operazione di rapina nei confronti delle giovani generazioni, inizia alla fine degli anni '70, con il ridimensionamento del welfare, per continuare negli anni '90 con le riforme pensionistiche, che lasciando invariato il trattamento previdenziale delle vecchie generazioni, hanno addossato sui giovani tutto il peso dell'invecchiamento della popolazione.
Da ultima la riforma Gelmini è l'esempio emblematico di come la cattiva gestione della cosa pubblica possa produrre effetti disastrosi, non sui privilegiati, ma sui più ricattabili, studenti e precari.
Le responsabilità degli attuali sessantenni, abili a mantenere le posizioni di potere, sono chiare e facilmente dimostrabili.
In un simile contesto, la reazione e lo scontro generazionale sarebbe naturale, invece troppo spesso ci accontentiamo di essere figli, mentre dovremmo capire che siamo cittadini.
Viviamo in una società ingiusta e iniqua, che non investe sulle sue risorse, giovani e meritevoli. Centinaia di giovani ogni anno vengono, in qualche modo, cacciati via da questo paese, per andare a lavorare all'estero.
I giovani italiani rispetto ai loro coetanei europei, contano meno: socialmente, economicamente, politicamente.
Secondo il rapporto Luiss 2008 "Generare classe dirigente", il 45% dei leader italiani, nella politica, nelle istituzioni e nel mondo produttivo, ha più di 70 anni.
I Giovani italiani hanno il minor peso politico dei paesi occidentali. Siamo l'unico grande paese in cui solo un 25enne su 4 è occupato, e quel 25enne impiegato è sempre precario.
Perché alla flessibilità non sono state affiancate misure di protezione sociale. Siamo l'unico paese europeo, insieme alla Grecia, a non avere a livello statale il reddito minimo di cittadinanza.
Ai giovani non resta che appoggiarsi fino ai capelli bianchi alle famiglie d'origine - l'unico vero ammortizzatore sociale delle giovani generazioni. Siamo giovani nel momento sbagliato e rischiamo di diventare vecchi nel modo peggiore.
Pensiamo in grande!!!
"Uno sguardo al passato, i piedi nel presente, dritti verso il futuro".
Di PAOLA CALORENNE
http://ilpuntorosso.webnod
martedì 17 novembre 2009
People
Ho fatto questo filmato, una mia passione ultimamente trascurata come la fotografia, per ricordare a tutti le battaglie della gente comune per conquistarsi dei diritti fondamentali di libertà che ora sembrano scontati.
Alcuni di loro erano dei grandi politici, ma lottarono con noi, con il linguaggio nostro.
Dedicato ai giovani e a Giorgiana Masi
Musica dei Verve
Filmato di Lorenzo
Lorenzo
lunedì 16 novembre 2009
Al nostro attuale Presidente della Repubblica
Signor Presidente, con tutto il rispetto e la stima che ho per lei vorrei segnalarle come si parla agli italiani.
Poi nei vostri salotti usate il linguaggio che volete, forbito e a volte non sincero. Nei vostri club parlatevi per non ascoltarvi, guardatevi per non vedervi, rimangono affari vostri.
Ma a noi italiani no signor presidente, non ce lo meritiamo.
Lo sa che c'è ancora gente in Abruzzo che sogna una finestra?
Lo sa che ci sono bambini che non hanno più la loro stanzetta?
Significa molto per loro, più di quello che lei immagini.
Eppure voi usate un linguaggio incomprensibile, ma non perchè siamo ignoranti, ma perchè le azioni che seguono alle vostre parole sono di tuttaltra pasta.
Bastano poche parole signor Presidente, poche ma buone come dicono dalle mie parti.
Dedichi un minuto solo ad ascoltare questo presidente, non soltanto le parole, ma la forza e la convinzione con cui le dice.
Sono sicuro che lei capirà.
Lorenzo
No alle leggi ad personam, ADESSO BASTA!!!
Adesso veramente la misura è colma!!!
Il presidente del consiglio è dal 1994 che continua ad emanare, con il suo parlamento compiacente ed una opposizione inesistente, solamente leggi contro lo stato democratico, la magistratura e per vanificare tutti i processia suo carico.
A mia memoria non ricordo una nazione con questa sfacciataggine!!!
A questo punto facciamo sentire la nostra voce.
Propongo che tutti i bloggers liberi appongano o un post o il simbolo qui sopra ed urliamo tutti insieme:
Adesso basta!!!!
sabato 14 novembre 2009
Ovo in Fabula ( pullos ex ovis excludere)
Da Elisena ricevo questo inaspettato e graditissimo racconto.
Mi piace pubblicarlo, per tanti motivi, con un augurio, che lei possa aprire un blog per far conoscere anche a noi blogger la sua fantasia e la sua capacità nel lo scrivere le sue moderne storie
Eli, anche gli adulti hanno bisogno, a volte, di sentirsi raccontare le favole.
Lorenzo
In una vecchia fattoria piemontese viveva un contadino che aveva una sola gallina, lontana parente di quella dalla uova d’oro.
Lui, aveva vissuto ben due guerre mondiali e, memore di quanto queste fossero orribili nel privare gli uomini della propria libertà, aveva scelto di chiamarla “Democrazia”.
Bellissimo e importante nome per lei che, in piena libertà, faceva le uova quando voleva, senza alcuna imposizione.
Un infausto giorno, il governatore dell’intera nazione, un uomo bugiardo e malvagio, di nome Silvio, espropriò al poveretto la sua terra perché aveva deciso che di lì sarebbe transitata una linea di Alta Velocità per i treni.
Il contadino, stanco di dover tornare “in prima linea” a combattere per l’altra linea (scusate il gioco di parole), raccolse tutti i suoi effetti ed affetti più cari e se ne andò, portando con se la sua Democrazia che, fuori da quel piccolo mondo quieto della campagna, morì in breve tempo. Il dolore per la perdita di Democrazia, diede il colpo di grazia al contadino che la seguì in paradiso.
Intanto, alla vecchia fattoria, un esercito di uomini dalle camicie verdi, capitanati da un Senatur di nome Attila, armati di ruspe, cavi elettrici, binari etc. etc., aveva raso al suolo tutto.
Nessuno, però, si era accorto delle presenza di un uovo. L’utimo uovo che la Democrazia aveva partorito!
Era un uovo strano, grande, dal guscio durissimo e, nel suo interno, cosa che accade solo nelle fiabe, vi albergava un giovane filosofo, uno che aveva molte conoscenze, specie dei treni ed era maestro nell’arte della fotografia! Miei cari, non poteva essere altrimenti, lui era il figlio di Democrazia.
L’uovo rotolava spesso, causa le vibrazioni dei martelli pneumatici, da una parte all’altra, senza mai rompersi e….rotolando rotolando, giunse fino ad Alessandria, una piccola ma illustre cittadina di provincia.
Non chiedetemi come ma lì dentro, insieme a lui c’erano tante cose: libri, macchine fotografiche, vecchi dischi in vinile ed anche un PC (non il Partito Comunista) ma un Computer grazie al quale, attraverso l’etere, poteva viaggiare in tutto il mondo, senza mai uscire.
Ben presto molti “cittadini” del web fecero la sua conoscenza, apprezzandolo nell’arte dell’illustrare la Filosofia, antica e moderna.
Ma, amici miei, non si può vivere in uovo, prima o poi bisogna uscirne perché, sapete, si corre il rischio di finire in qualche soufflé !
E allora, una “folletta” romana (folletta perché anche lei era un po’ folle di testa) corse in suo aiuto perché si era innamorata di lui. Sì sì, proprio così, si era innamorata di un uovo, magico, ma pur sempre uovo! Tentò di baciarlo, per farlo tramutare in Principe. Niente da fare.
Tentò di romperlo, in fondo anche il vaso di Pandora a forza a forza si era aperto, ma niente.
Tentò, come ultima speranza, di entrarci lei, per poterlo riempire d’amore fino a farlo esplodere. Ma niente da fare!
E così la “folletta romana” rinunciò, con il cuore in lacrime!
Ma….santo cielo! A Democrazia non ci pensate? Lei non avrebbe mai voluto che le sue speranze rimanessero chiuse in un guscio, ne che tanta cultura fosse negata all’ insegnamento altrui e, tantomeno, che così tanto amore fosse gettato al vento!
Libertà ed Amore sono valori troppo giusti per non poter coesistere tra loro!
Ma c’è sempre una speranza che aiuta i nostri desideri ad avverarsi: Basta Volerlo!
Il figlio di democrazia, solo lui potrà decidere quando uscire da quel guscio.
Sarà compito arduo aprirlo dall’interno, ma con un piccolo aiuto, una mano tesa, una bacchetta magica lasciatagli accanto dalla Folletta Romana, il guscio si aprirà!
L’importante è che all’interno si “conservino” sempre i buoni intenti e nulla e nessuno potrà mai mangiarsi quell’uovo a meno che, non si lui a volerlo!
Elisena
Mi perdonerai Eli ma io ci vedo bene questo filmato insieme:
Lorenzo
Appello Roberto Saviano
Presidente ritiriquella norma del privilegio
SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.
PER FIRMARE L'APPELLO
Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.
Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
ROBERTO SAVIANO
PER FIRMARE L'APPELLO
Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.
Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
ROBERTO SAVIANO
Il PD salvò Cosentino già nel Gennaio 2009
Guardate che ho scoperto :
Il Pd salva Cosentino
Una mozione alla Camera per chiedere le dimissioni del sottosegretario accusato di Camorra. Bocciata per le astensioni e le fughe di molti parlamentari Pd. Ecco i nomi, uno per uno
Mercoledì scorso la Camera ha respinto una mozione (presentata da esponenti del Pd, dell'Idv e dell'Udc) per far dimettere il sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino, accusato da sei pentiti - come ha scritto "L'espresso" nelle scorse settimane - di fiancheggiare il clan camorrista dei Casalesi. Nella mozione, di cui il democratico Soro è stato primo firmatario, si ricordano le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, l'inchiesta della Procura di Napoli, i presunti patti elettorali tra l'esponente di Forza Italia e i boss di Casal di Principe. "A prescindere dall'eventuale responsabilità penale dell'onorevole Cosentino, su cui farà piena luce la magistratura", recitava la mozione, "è evidente come la sua permanenza nelle funzioni di Sottosegretario di Stato leda gravemente non solo il prestigio del Governo italiano, ma anche e soprattutto la dignità del Paese; ragioni di opportunità e di precauzione dovrebbero indurre il Governo ad evitare che una persona sottoposta ad indagini per così gravi delitti, espressivi di una collusione tra politica e sodalizi criminosi, in attesa di dimostrare la sua piena innocenza, possa continuare ad esercitare le proprie funzioni di Governo, peraltro in un ruolo così delicato, concernente tra l'altro la funzionalità del Cipe". La mozione impegnava il Governo ad invitare l'onorevole avvocato Nicola Cosentino a rassegnare le dimissioni da Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze.
La mozione non è passata perché, se la maggioranza di centrodestra ha difeso compatta il sottosegretario, molti esponenti del Partito democratico si sono astenuti, mentre altri hanno preferito uscire dall'aula e non votare. Tra l'altro, date le molte assenze nelle file del Pdl, se il Pd avesse votato compattamente per la sua mozione questa avrebbe avuto ottime possibilità di passare. Spicca in modo particolare l'assenza dal voto del segretario del Pd Walter Veltroni, che in
un'intervista a L'espresso aveva chiesto le dimissioni di Cosentino. In 22 erano assenti, altri sette risultavano in missione. Alcuni dei presenti sono addirittura rientrati subito dopo la bocciatura, e hanno ripreso a votare altre risoluzioni.
Nella lista qui sotto - diffusa Sinistra democratica - i parlamentari Pd, che con il loro voto contrario, la loro astensione o la loro assenza hanno determinato l'esito della votazione.
Hanno votato contro gli onorevoli: Capano e Sposetti.
Si sono astenuti gli onorevoli: Bachelet, Cuperlo, Parisi, La Forgia, Bernardini, Madia, Mantini, Maran, Boccia, Capodicasa, Concia, Coscioni, Ferrari, Giachetti, Ginefra, Marini, Mecacci, Recchia, Sarubbi, Schirru, Tempestini, Turco Maurizio, Vannucci, Viola, Zamparutti Zunino.
Non hanno partecipato al voto, nonostante in giornata fossero presenti in aula, gli onorevoli: Tenaglia (ministro ombra della giustizia), Calearo, Fioroni, Gasbarra, Lanzilotta, Letta Enrico, Morassut ,Bobba, Sereni, Vassallo, Merloni, Boffa, Bonavitacola, Bressa, Bucchino, Carra, Castagnetti, Corsini,Cuomo, D'Antona, De Pasquale, De Torre, Fadda, Ferranti, Fiano, Fiorio, Genovese, Giacomelli, Giovannelli, Gozi, Losacco, Lovelli, Lulli, Marantelli, Margiotta, Mosca, Murer, Narducci, Pedoto, Piccolo, Rosato, Russo, Samperi, Scarpetti, Servodio, Testa, Vaccaro, Vassallo, Vernetti, Vico.
Erano assenti gli onorevoli: Veltroni, Bersani, Colannino, D'Alema, Lusetti, Melandri, Pistelli, Touad, Ventura, Gentiloni, Beltrandi, Calvisi, Cenni, Colombo Furio, Damiano, Gaglione, Luongo, Lusetti, Marroccu, Melis, Motta, Portas, Tullo, Calipari.
Risultavano "in missione" gli onorevoli: Fassino, Migliavacca, Bindi, Albonetti, Barbi, Farina, Rigoni.
(30 gennaio 2009)
http://espresso.repubblica
Lorenzo
venerdì 13 novembre 2009
Il governo
Il governo si comporta come questa figura.
Tu la vedi muoversi ma è solo una illusione.
Essa è perfettamente ferma, immobile
Tu la vedi muoversi ma è solo una illusione.
Essa è perfettamente ferma, immobile
La legge è uguale per tutti, ma per uno è più uguale ancora
Poi dicono che il popolo italiano non fa nullla per il proprio paese.
Non è affatto vero, per salvare il proprio primo ministro gli italiani stanno bene attenti a non spargere la voce sulle conseguenze delle ultime proposte di legge di questo governo.
Il Consiglio superiore della Magistratura convoca i presidenti dei Tribunali e i procuratori capo. Delinquenti in libertà. I procedimenti a rischio estinzione
ROMA - Ieri mattina è stato depositato in Senato il ddl che prevede l'estinzione dei processi di primo grado per imputazioni che prevedono una pena massima edittale al di sotto dei 10 anni se non arrivano a sentenza in due anni da quando il pm chiede il rinvio a giudizio.
L’effetto nel mondo politico è stato quello di un terremoto. L’opposizione è insorta. Così come l'Anm che ha parlato di "effetti devastanti sul funzionamento della giustizia penale in Italia". Anche il Csm si prepara ad esprimere il suo parere, con tanto di avvio di istruttoria sull'impatto che le norme proposte avranno sul sistema giudiziario. Il Consiglio superiore della magistratura ha infatti convocato per il 24 novembre i presidenti di Tribunale e i procuratori capo dei maggiori distretti giudiziari italiani, per avere dati precisi sul numero di processi che sarebbero a rischio estinzione con l'entrata in vigore del disegno di legge depositato ieri al Senato.
Difficile dire fin d’ora a quanti e a quali, ma è certo che molti processi salteranno – almeno centomila secondo le prime stime - con il duplice effetto di rimettere in libertà dei delinquenti e di non rendere giustizia alle vittime.
I REATI A RISCHIO PRESCRIZIONE - Secondo i vertici del sindacato dei magistrati, sono a rischio di prescrizione una moltitudine di procedimenti che riguardano reati gravi quali: abuso d’ufficio, corruzione semplice e in atti giudiziari, rivelazione di segreti d’ufficio, truffa semplice o aggravata, frodi comunitarie, frodi fiscali, falsi in bilancio, bancarotta preferenziale, intercettazioni illecite, reati informatici, ricettazione, vendita di prodotti con marchi contraffatti, traffico di rifiuti, vendita di prodotti in violazione del diritto d’autore, sfruttamento della prostituzione, violenza privata, falsificazione di documenti pubblici, calunnia e falsa testimonianza, lesioni personali, omicidio colposo per colpa medica, maltrattamenti in famiglia, incendio, aborto clandestino.
I PROCESSI IN BILICO - I dibattimenti più a rischio sembrano essere quelli riguardanti i reati di natura economico-finanziaria. Oltre ai due processi riguardanti Silvio Berlusconi (in quello per la vicenda Mills la richiesta di rinvio a giudizio è del 10 marzo 2006, mentre in quello per le presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi e cinematografici è del 22 aprile 2005), se la legge sui processi brevi dovesse venire approvata dal Parlamento, sarebbe la fine di processi importantissimi, che hanno segnato la storia italiana degli ultimi anni: da quello che vede imputati l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio e altri per il tentativo di scalata ad Antonveneta (richiesta del maggio 2008), a quello per le tangenti pagate da ex manager di Enelpower ed Enipower, nonché il crack Parmalat, il processo Cirio ed anche quello contro gli stabilimenti Eternit per la morte causata da amianto di oltre 2mila lavoratori.
CRAC PARMALAT - La richiesta di giudizio per il crac Parmalat è avvenuta a luglio del 2007 e la prima udienza è stata fissata a marzo 2008, ben otto mesi dopo. Il processo a Parma è dunque a rischio proscioglimento e andrà avanti solo per quei reati con pene superiori a dieci anni. Calisto Tanzi andrà certamente a giudizio, ma non chi è stato accusato di bancarotta preferenziale.
CIRIO - Stesso discorso per il processo Cirio, i cui due anni teoricamente previsti per il primo grado sono già trascorsi.
THYSSENKRUPP - A Torino è in bilico il processo Thyssen, perché concedendo le attenuanti generiche previste a seguito del risarcimento alle vittime, la pena scenderebbe sotto i dieci anni. A spiegarlo all'agenzia Ansa sono fonti del Palazzo di Giustizia di Torino. Già il 23 febbraio 2008 la procura di Torino aveva chiuso le indagini e l'8 maggio aveva formulato le richieste di rinvio a giudizio. Il processo, terminata l'udienza preliminare, è cominciato il 13 gennaio 2009. «La prescrizione, secondo il ddl, dovrebbe scattare a maggio del 2010, ed è difficile ipotizzare che all'epoca ci sia già la sentenza di primo grado. Vuol dire che i giudici, concesse ai cinque imputati di omicidio colposo le attenuanti generiche per via del risarcimento ai parenti delle vittime, disporranno il "non luogo a procedere", perché la pena scenderebbe sotto i dieci anni. Solo il dirigente imputato di omicidio volontario rischierebbe una condanna: ammesso che la tesi del dolo venga accolta».
RIFIUTI IN CAMPANIA - Il processo per i rifiuti in Campania, per esempio, che vede tra gli imputati il governatore Antonio Bassolino, rischia di essere fortemente ridimensionato. Alcuni reati come la truffa e la corruzione potrebbero cadere uno dopo l'altro.
CLINICA SANTA RITA - Anche il processo per lo scandalo alla clinica Santa Rita di Milano, potrebbe finire nelle maglie del disegno di legge sul “processo breve”. La vicenda, con al centro presunti interventi inutili effettuati alla casa di cura anche su persone molto anziane con lo scopo di ottenere rimborsi non dovuti dal servizio Sanitario nazionale, il 9 giugno del 2008 ha portato all’arresto in carcere o ai domiciliari di 14 persone tra cui l’ex primario della Chirurgia toracica, Pier Paolo Brega Massone, da poco rimesso in libertà. Le accuse sono lesioni gravi e gravissime (85 casi) e truffa ai danni del Sistema Sanitario Nazionale. Basterebbe però che una qualsiasi istanza di approfondimento istruttorio venisse accolta o una qualsiasi perizia disposta per frenare l’andamento del processo e rischiare così di non riuscire ad arrivare alla sentenza entro due anni dalla richiesta di giudizio immediato e di finire con una dichiarazione di non luogo a procedere, buttando al macero tutto il lavoro fatto fino ad ora.
Del resto pur di dare al Paese una giustizia più veloce qualcosa bisogna sacrificare. Che ad esserlo sia la “giustizia” stessa questo è solo un particolare.
Da dazebao
Lorenzo
giovedì 12 novembre 2009
Uno degli indicatori della" ripresa economica" in Italia
I produttori italiani di armi stanno guadagnando terreno nella classifica come fonte di sistemi di difesa per la Turchia, principalmente attraverso elicotteri e satelliti. Gli Stati Uniti detengono ancora il primo posto ma le aziende stanno incontrando difficoltà nell'aggiudicarsi contratti turchi a causa della problematica dei regolamenti americani.
Gli Stati Uniti rimangono il più grande fornitore di armi alla Turchia principalmente attraverso la vendita alle forze aeree, ma l'Italia sta diventando un destinatario in aumento delle offerte commerciali della difesa di Ankara. Le aziende italiane hanno ottenuto due importanti contratti negli ultimi anni e sono ora in lizza per un terzo. Osservatori e funzionari citano i complicati e severi regolamenti americani come la principale ragione per le difficolta' che le aziende belliche americane hanno nel garantire le offerte commerciali internazionali di armi.
In particolare le leggi sull'export restrittive e il problema del trasferimento di tecnologie impediscono alla Turchia la possibilita' di concludere affari con le compagnie americane. Il consorzio dominato dall'italiana Agusta Westland, una joint venture tra l'italiana Agusta e la britannica Westland, ha sottoscritto un contratto multi miliardario con la Turchia lo scorso anno per la produzione congiunta di almeno 50 elicotteri di attacco.
AgustaWestland è anche in competizione con la Sikorsky Aircraft, con sede negli Stati Uniti, per la cooproduzione di oltre 100 elicotteri militari e civili del valore di più di 1 miliardo di dollari per la Turchia, e la maggior parte degli analisti suggeriscono che il gruppo a conduzione italiana ha una opportunità abbastanza buona per assicurarsi il contratto. L'italia e la Gran Bretagna hanno relazioni politiche vicine alla Turchia e sostengono l'eventuale adesione della Turchia all'Unione Europea.
In un altro esempio, l'italiana Telespazio partner della francese Aerospatiale, ha vinto quest'anno un contratto da 200 milioni di dollari per la costruzione del primo satellite militare turco. L'azienda sta seguendo anche i programmi futuri turchi per un nuovo satellite a uso militare e civile.
Gli Stati Uniti incontrano difficoltà
Gli Stati Uniti continuano ancora ad essere il maggiore fornitore della difesa della Turchia, ma questo è soprattutto a causa dell'essere una grande potenza in corso e i maggiori contratti
singoli correlati alle forze aeree provenienti con il Pentagono.
D'altronde, le aziende degli Stati Uniti non sono riusciti a vincere nessun grande contratto commerciale turco, negli ultimi anni che coinvolgono le offerte provenienti da paesi diversi. Le vendite commerciali sono offerte in cui le imprese competono direttamente l'una contro le altre.
Nell'offerta turca in corso per l'acquisto di un sistema missilistico di difesa dell'importo di più di un milione di dollari, le aziende americane Lockheed Martin e Raytheon hanno delle buone opportunità di vincere sulle concorrenti cinesi e russe, ma questa non è una vendita commerciale. Invece la Turchia sta tenendo colloqui simultanei governo a governo con i tre paesi.
I caccia dell' aeronautica militare della Turchia sono quasi esclusivamente di origine degli Stati Uniti. La Turchia comprerà presto 30 caccia F 16 aggiuntivi dalla Lockheed Martin e ha in progetto per il prossimo decennio di acquistare 100 F-35 caccia rapidi per un importo di 11 miliardi di dollari da un gruppo internazionale guidato dalla Lockheed Martin.Tutte queste offerte esistono per effetto del sistema di vendita del regime militare estero americano.
L'ultima volta che le compagnie americane avevano vinto un grande contratto multiplo è stato nel 2002, quando la Boeing aveva sottoscritto un accordo di 1,6 miliardi di dollari per quattro aerei di rapido avvertimento e controllo. Questo programma ora è in ritardo da più di due anni.
L'americana Bell Helicopter Textron Inc. aveva vinto una gara multimiliardaria turca per gli elicotteri di attacco nel 2000, offrendo il loro modello AH-1Z. Ma a causa delle costanti dispute sui costi e il trasferimento di tecnologie il contratto non era mai stato firmato e l'ufficio turco per le commesse aveva cancellato questo programma nel 2005. In una nuova offerta il contratto è infine andato alla AgustaWestland che aveva offerto la sua versione turca dell'A129.
La Bell elicotteri e la Boeing avevano boicottato quest'ultima gara per elicotteri di attacco, lamentandosi che la richiesta turca per specifiche tecniche era in contraddizione con le leggi e i regolamenti americani sull'esportazione. I funzionari per appalti turchi da parte loro, avevavo dichiarato che le società degli Stati Uniti, a differenza dei loro rivali europei, erano stati inflessibili nei negoziati. Il grande ritratto suggerisce che nonostante gli Stati Uniti continuino a prendere con la rete le gare con la Turchia, le aziende non possono vincere individualmente le competizioni turche che coinvolgono concorrenti multipli.
Gli analisti sostengono che nelle offerte commerciali, le imprese statunitensi sono vincolate da leggi e regolamenti sull'esportazione degli Stati Uniti su questioni come il trasferimento di tecnologie e il diritto alla vendita di paesi terzi. I produttori italiani offrono condizioni molto più interessanti su questi punti.
Lorenzo
Gli Stati Uniti rimangono il più grande fornitore di armi alla Turchia principalmente attraverso la vendita alle forze aeree, ma l'Italia sta diventando un destinatario in aumento delle offerte commerciali della difesa di Ankara. Le aziende italiane hanno ottenuto due importanti contratti negli ultimi anni e sono ora in lizza per un terzo. Osservatori e funzionari citano i complicati e severi regolamenti americani come la principale ragione per le difficolta' che le aziende belliche americane hanno nel garantire le offerte commerciali internazionali di armi.
In particolare le leggi sull'export restrittive e il problema del trasferimento di tecnologie impediscono alla Turchia la possibilita' di concludere affari con le compagnie americane. Il consorzio dominato dall'italiana Agusta Westland, una joint venture tra l'italiana Agusta e la britannica Westland, ha sottoscritto un contratto multi miliardario con la Turchia lo scorso anno per la produzione congiunta di almeno 50 elicotteri di attacco.
AgustaWestland è anche in competizione con la Sikorsky Aircraft, con sede negli Stati Uniti, per la cooproduzione di oltre 100 elicotteri militari e civili del valore di più di 1 miliardo di dollari per la Turchia, e la maggior parte degli analisti suggeriscono che il gruppo a conduzione italiana ha una opportunità abbastanza buona per assicurarsi il contratto. L'italia e la Gran Bretagna hanno relazioni politiche vicine alla Turchia e sostengono l'eventuale adesione della Turchia all'Unione Europea.
In un altro esempio, l'italiana Telespazio partner della francese Aerospatiale, ha vinto quest'anno un contratto da 200 milioni di dollari per la costruzione del primo satellite militare turco. L'azienda sta seguendo anche i programmi futuri turchi per un nuovo satellite a uso militare e civile.
Gli Stati Uniti incontrano difficoltà
Gli Stati Uniti continuano ancora ad essere il maggiore fornitore della difesa della Turchia, ma questo è soprattutto a causa dell'essere una grande potenza in corso e i maggiori contratti
singoli correlati alle forze aeree provenienti con il Pentagono.
D'altronde, le aziende degli Stati Uniti non sono riusciti a vincere nessun grande contratto commerciale turco, negli ultimi anni che coinvolgono le offerte provenienti da paesi diversi. Le vendite commerciali sono offerte in cui le imprese competono direttamente l'una contro le altre.
Nell'offerta turca in corso per l'acquisto di un sistema missilistico di difesa dell'importo di più di un milione di dollari, le aziende americane Lockheed Martin e Raytheon hanno delle buone opportunità di vincere sulle concorrenti cinesi e russe, ma questa non è una vendita commerciale. Invece la Turchia sta tenendo colloqui simultanei governo a governo con i tre paesi.
I caccia dell' aeronautica militare della Turchia sono quasi esclusivamente di origine degli Stati Uniti. La Turchia comprerà presto 30 caccia F 16 aggiuntivi dalla Lockheed Martin e ha in progetto per il prossimo decennio di acquistare 100 F-35 caccia rapidi per un importo di 11 miliardi di dollari da un gruppo internazionale guidato dalla Lockheed Martin.Tutte queste offerte esistono per effetto del sistema di vendita del regime militare estero americano.
L'ultima volta che le compagnie americane avevano vinto un grande contratto multiplo è stato nel 2002, quando la Boeing aveva sottoscritto un accordo di 1,6 miliardi di dollari per quattro aerei di rapido avvertimento e controllo. Questo programma ora è in ritardo da più di due anni.
L'americana Bell Helicopter Textron Inc. aveva vinto una gara multimiliardaria turca per gli elicotteri di attacco nel 2000, offrendo il loro modello AH-1Z. Ma a causa delle costanti dispute sui costi e il trasferimento di tecnologie il contratto non era mai stato firmato e l'ufficio turco per le commesse aveva cancellato questo programma nel 2005. In una nuova offerta il contratto è infine andato alla AgustaWestland che aveva offerto la sua versione turca dell'A129.
La Bell elicotteri e la Boeing avevano boicottato quest'ultima gara per elicotteri di attacco, lamentandosi che la richiesta turca per specifiche tecniche era in contraddizione con le leggi e i regolamenti americani sull'esportazione. I funzionari per appalti turchi da parte loro, avevavo dichiarato che le società degli Stati Uniti, a differenza dei loro rivali europei, erano stati inflessibili nei negoziati. Il grande ritratto suggerisce che nonostante gli Stati Uniti continuino a prendere con la rete le gare con la Turchia, le aziende non possono vincere individualmente le competizioni turche che coinvolgono concorrenti multipli.
Gli analisti sostengono che nelle offerte commerciali, le imprese statunitensi sono vincolate da leggi e regolamenti sull'esportazione degli Stati Uniti su questioni come il trasferimento di tecnologie e il diritto alla vendita di paesi terzi. I produttori italiani offrono condizioni molto più interessanti su questi punti.
Lorenzo
fonte
venerdì 6 novembre 2009
Un pò di riposo ( Searching the sound of silent )
Mi prendo un pò di riposo. Spengo la luce per un pò.
La mia mente deve staccare , non pensare.
Troppe cose che mi fanno ancora male, commenti che parlano di angoscia, di malessere e altro e la mia voglia di reagire sempre più ingabbiata, rinchiusa, inascoltata e snobbata.
Devo uscire a prendere un pò d'aria.
Mi prendo una pausa.
Lorenzo
giovedì 5 novembre 2009
Corpo e mente - due storie separate
Separato dalla mente, il corpo cominciò la sua storia come somma di parti senza interiorità e la mente come interiorità senza distanze.
Due idee chiare e distinte come voleva Cartesio, per il quale il termine " esistere" assume quei due noti significati per cui si esiste come cosa e come coscienza.
Come rex extensa e rex cogitans.
Ma siccome a pensare è solo la rex cogitans, si ottiene un corpo quale è concepito dall'intelletto e non quale è vissuto dalla vita, un corpo in idea e non in carne ed ossa.
Un corpo che ha un male e non che sente il dolore, un corpo anatomico e non un soggetto di vita.
Non importa se lo stesso Cartesio si accorse dell'errore, la storia fu tutto per il secondo, e del primo rimane solo una concezione ingenua, a volte religiosa.
L'uso del corpo come cosa è ben visibile al giorno d'oggi dove la tecnica lo usa per scopi innumerevoli, dalla pubblicità al trapianto di parti anatomiche fatte di silicone.
Anche il rifiuto della vecchiaia, vista come punizione, è il risultato della separazione fra corpo e mente.
La violenza sessuale ne è poi l'estrema considerazione.
In politica sociale l'uso del corpo (come forza lavoro) prevale sulle esigenze del
corpo-mente (umanizzazione ambiente di lavoro).
L'uomo di oggi risolve questo dilemma semplicemente non ponendosi queste domande.
In questo modo esse si sciolgono nella mente cogitans perchè distaccata dal corpo.
Al limite si pongono come effetto dello sguardo e non perchè emergono dalla natura delle cose.
Da Eyes wide shut di S.Kubrick
Musica di Jocelyne Pook
Lorenzo
mercoledì 4 novembre 2009
BIOTESTAMENTO, ritorno al medioevo
Dal Parlamento italiano esce l’ennesima pagina da cancellare. Mercoledì la commissione affari sociali della Camera ha deciso di adottare come testo base sul biotestamento il medesimo uscito dal Senato.
A parte il fatto che così facendo si sono buttati al vento tre mesi di lavoro e di acceso dibattito della commissione della Camera, quel che è ancora più grave è che si riparte da un testo che prevede l’obbligatorietà di alimentazione e idratazione artificiali nel fine vita.
In altre parole si chiama legge sul testamento biologico ciò che, in realtà, è una legge che vieta il testamento biologico e che stabilisce d’imperio che sul nostro fine vita non siamo noi, singoli esseri umani a decidere, ma è lo Stato che lo fa per tutti e per legge.
Si tratta di un’impostazione oscurantista e confessionale, che ci riporta al Medio Evo dei diritti civili, in quanto nega quello che dovrebbe essere un valore da salvaguardare imprescindibilmente in una democrazia laica e liberale, e cioè, il principio per cui, considerata la delicatezza e i valori etici, religiosi e morali, che le scelte in ordine al fine vita chiamano in causa, lo Stato dovrebbe rispettare le scelte del singolo individuo, che non siano in contrasto con la coscienza collettiva e con la scienza medica.
La libertà cui ogni persona ha diritto relativamente ai trattamenti sanitari cui essere o non essere sottoposta, non può e non deve essere ignorata.
E’ impensabile che in un paese civile accada ciò. E’ lesivo della libertà individuale che una persona debba essere obbligata a rimanere attaccata ad una macchina. Eppure, di fatto, è quello che decide questa legge oscurantista. Una sorta di moneta di scambio che il governo offre alla Chiesa per far dimenticare i peccati di Silvio.
Italia dei Valori si impegnerà con ogni mezzo a sua disposizione perché si portino avanti i diritti civili della persona, perché si salvaguardi quella sfera individuale, il cui rispetto è alla base di ogni società civile. E non penso soltanto al biotestamento, ma anche ad altri temi che reputo assolutamente centrali, quale quello sulla procreazione assistita, dove una legge delirante ha portato l’Italia ad uscire dal novero dei paesi civili, al contrasto dell’omofobia, che ultimamente ha assunto dimensioni allarmanti, alla definizione di un codice di diritto per le coppie di fatto, che riguarda milioni di persone, sia etero, che omosessuali, ma che pure sembra caduta nel dimenticatoio.
Noi riteniamo che la coscienza e la libertà di ciascuno debbano tornare al centro della politica e ci batteremo perché questo accada.
Dal blog dell'ON massimo Donadi
Lorenzo
martedì 3 novembre 2009
Sulla libertà - parte seconda
Che cosa è la libertà?
Riguardo lla prima impostazione chiedere se posso fare ciò che voglio equivale semplicemente a indagare se colgo il significato della legge come forma generale di valutazione della condotta; capire una legge significa essere capaci di trasgredirla: ancor di più, equivale a trasgredirla effettivamente come interiorizzazione reale dei due campi che il suo limite segnala.
Hegel vide quel confuso " affare" della mela nel giardino dell'Eden; infatti disobbedire alla proibizione è l'unico modo per conoscerla per un essere razionale, ma infrangendo ciò, io penso, abbiano perso la libertà.Non occorre che io insista molto su questo punto, Kant su questo è stato molto chiaro.
Naturalmente fare ciò che voglio può sembrare in antitesi con la legge, ci si sente legati.E' desolante vedere come ancora ai giorni nostri ci siano " governanti " che si rifanno nei loro discorsi alla libertà per poter infrangere " liberamente " la legge.
Questa libertà la chiamano democrazia, se sono condannato per chè ho infranto la legge debbo rimanere per difendere la democrazia.
Nessuno gli ha risposto con argomenti sensati, si è preferito rimanere sul ring dello scontro politico!Questa libertà la chiamano democrazia, se sono condannato per chè ho infranto la legge debbo rimanere per difendere la democrazia.
Trovo desolante, e l'ho scritto sia in miei post che in qualche commento qua e là, quanto ho letto riguardo la libertà di stampa, di parola, di pensiero. Il tutto è rimasto nell'ambito se c'è libertà o no, se era in pericolo la democrazia.
Da un punto di vista politico concordo, ma la politica è dialettica e lotta, è l'arma non il soggetto da difendere.
Non c'era da difendere nessuna democrazia, non era in pericolo nessuna libertà, non si è cercato di cambiare il concetto di libertà di stampa.
Ci sono semmai degli spazi poco democraticamente occupati; c'è un uso personalistico della stampa non della libertà. Ecco dove abbiamo perso energie e dove si continuerà a perderne, restando tutto così come era.
Anzi addirittura non se ne parla più.
Obiettivo sbagliato.Da un punto di vista politico concordo, ma la politica è dialettica e lotta, è l'arma non il soggetto da difendere.
Non c'era da difendere nessuna democrazia, non era in pericolo nessuna libertà, non si è cercato di cambiare il concetto di libertà di stampa.
Ci sono semmai degli spazi poco democraticamente occupati; c'è un uso personalistico della stampa non della libertà. Ecco dove abbiamo perso energie e dove si continuerà a perderne, restando tutto così come era.
Anzi addirittura non se ne parla più.
Linguaggio errato
Sartre ha già stabilito nella sua epoca che " la libertà trova da ogni parte impedimenti e ostacoli che non ha creato; ma questi ostacoli sono il frutto proprio della libertà umana".Questi ostacoli non li crea la libertà in sè, ma l'uomo libero, quindi si deve discutere di leggi, non cosa sia o se c'è libertà. E' una contraddizione.
Segnala adeguatamente Sartre " risulta necessario precisare, contro il senso comune, che la formula essere libero non significa ottenere ciò che si vuole, ma determinarsi a volere, impegnarsi a ciò".
In poche parole il successo nulla ha a che vedere con la libertà.
Queste frasi mi portano a riformulare la domada : posso fare ciò che voglio??
La risposta arriva quando mi chiedo : posso volere ciò che voglio?
Posso scegliere ciò che voglio e sotto questo aspetto sono libero, ma non posso scegliere il volere stesso che determina la mia scelta. I miei motivi mi condizioneranno inesorabilmente , ma devo fare i conti con la rigorosa necessità di qualunque altra causa del mondo fisico.
Devo anche fare i conti con la legge degli uomini liberi.
Traggo anche un'altra conclusione, la libertà di volere non dipende dalla libertà in sè, ma dal carattere della persona.
Ognuno ha il carattere che vuole ( libertà di essere) perchè il suo volere non è altro che suo carattere.( Schopenhauer)
Ognuno è ciò che liberamente vuole essere.
Ma vi è anche una condanna nell'essere liberi.......ma qui andremo troppo a parlare di Sarte, nell'essere obbligati ad essere liberi; l'uomo gettato nella sua libertà.
Lorenzo
In poche parole il successo nulla ha a che vedere con la libertà.
Queste frasi mi portano a riformulare la domada : posso fare ciò che voglio??
La risposta arriva quando mi chiedo : posso volere ciò che voglio?
Posso scegliere ciò che voglio e sotto questo aspetto sono libero, ma non posso scegliere il volere stesso che determina la mia scelta. I miei motivi mi condizioneranno inesorabilmente , ma devo fare i conti con la rigorosa necessità di qualunque altra causa del mondo fisico.
Devo anche fare i conti con la legge degli uomini liberi.
Traggo anche un'altra conclusione, la libertà di volere non dipende dalla libertà in sè, ma dal carattere della persona.
Ognuno ha il carattere che vuole ( libertà di essere) perchè il suo volere non è altro che suo carattere.( Schopenhauer)
Ognuno è ciò che liberamente vuole essere.
Ma vi è anche una condanna nell'essere liberi.......ma qui andremo troppo a parlare di Sarte, nell'essere obbligati ad essere liberi; l'uomo gettato nella sua libertà.
Lorenzo
Sulla libertà
«Agisci esternamente in modo che il libero uso del tuo arbitrio possa essere compatibile con la libertà di ognuno secondo una legge universale»
Kant - (Metafisica dei costumi, Diritto, A 34/B 34).
Dopo aver scritto la Critica della Ragion Pura, Kant, si accorge che l'uomo non poteva essere solo fenomeno, se fosse solo sensibilità, infatti, sarebbe un essere solo istintivo, ma l'uomo kantiano è anche libero e tende al noumeno.
Questa libertà si identifica per Kant con la morale.
Per questo Kant sente l'esigenza di redigere un'altra Critica, quella della Ragion Pratica, dove per pratica intendiamo morale, l'azione morale è libera, sciolta dall'esperienza (poiché nel campo morale l'uomo fa ciò che deve fare, e le cose che deve fare le trova in sé) e disinteressata.
L'uomo kantiano è perciò un uomo libero che deve obbedire solo a se stesso, tuttavia il giusto che regola l'azione è inteso in senso Socratico: non devo agire secondo ciò che è giusto per il singolo, ma secondo ciò che è giusto in senso generale, ovvero ciò che è giusto per tutti.
Se la ragion Pura si rifaceva a Hume, la Pratica di rifà a Rousseau e ha quattro caratteristiche principali:
1) universalità: tutti gli uomini hanno la morale
2) incondizionatezza: la morale non deve essere dettata da finalità concrete, devo voler una cosa perché la ritengo giusta, non ci sono in morale grandi o piccole azioni, ma solo azioni morali.
3) libertà: l'uomo è libero solo quando agisce moralmente, e il criterio di ciò che è giusto fare viene all'uomo dal suo interno, la morale permette così all'uomo di agire in maniera autonoma, per questo nella libertà morale si ha l'autonomia (Seconda rivoluzione copernicana di Kant: le regole non vengono da fuori ma dall'interno dell'uomo; la prima rivoluzione era quella della Ragion Pura secondo cui le leggi naturali non sono nella natura, ma nell'uomo).
4) formale: si parla formalità dell'etica per formale si intende che la morale guarda la forma non il contenuto dell'azione: la morale deve dire come è giusto fare una cosa.
Le azioni morali dell'uomo sono guidati dagli imperativi e dalle massime:
- le massime: sono prescrizioni soggettive e valgono solo per alcuni individui
- gli Imperativi: sono prescrizioni oggettive valide per tutti e si dividono in: ipotetici ovvero quelli validi per tutti, ma contengono l'ipotesi "se", ad esempio: se si studia si è promossi, il "tu devi" qui è vincolato al fine che descrive la frase; ad esempio questo imperativo è valido per tutti quelli che vogliono essere promossi che, quindi, dovranno studiare; gli imperativi categorici usano solo il "tu devi volere" e si articolano in formule.
La morale non si realizza tuttavia direttamente con l'azione, ma con la purezza dell'intenzione che fa elevare l'uomo al noumeno, la morale kantiana è diversa dalla legalità, uno che rispetta la legge non è per forza un individuo morale (diverso da Hegel), infatti alla legge si può obbedire per paura mentre la morale kantiana esalta la purezza dell'intenzione, solo obbedendo alla morale l'uomo è libero.
domenica 1 novembre 2009
Alda Merini
E' scomparsa oggi, una grande poetessa, una grande anima che sapeva guardare dentro alle anime di tutti.
Io penso che grazie alle sue poesie ognuno di noi, anche involontariamente, sia cresciuto dentro.
Sicuramente è una di quelle grandi artiste che ha più dato che ricevuto.
Riposa in pace nella tua intimità dove più nessuno starà lì a darti medicine, chiudi la tua finestra ora...che fa freddo fuori.
Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da argenti
della divina follia.
Così, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all’umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello a Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d’oro
e l’albero della conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu sì, maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove aspiri l’assenzio
di una sopravvivenza negata.
Alda Merini, da "La Terra Santa" 1983
Si vis pacem, para bellum.
Riporto parola per parola questo interessante articolo tratto dal blog il fatto quotidiano.
E' in pratica sintetizzato, con i fatti e le parole dei politici menzionati,quanta contraddizione ci sia nel governo attuale, nei loro lacchè, nei giornalisti al soldo del potere.
......Ma l’avvocato Mills, ricorda Vespa, è stato condannato anche in appello. Berlusconi non fa una piega, “quella sentenza – dice sicuro – sarà certamente annullata dalla Cassazione”. “È una prova di grande sensibilità... “ è il caustico commento di Pierluigi Bersani. “Marrazzo si è dimesso senza essere non diciamo condannato ma neppure indagato.
Il presidente del Consiglio ha invece annunciato che non si dimetterà neppure in caso di condanna.
Quelli che hanno legittimamente chiesto le dimissioni di Marrazzo avranno ora il coraggio civile di far sentire almeno un pizzico di sdegno per le affermazioni eversive di Berlusconi oppure fingeranno di non aver sentito?”, si domanda Giuseppe Giulietti, deputato e animatore di Articolo21.
Parole nette, quelle del capo del governo, che disegnano una strategia di chiara opposizione ad ogni sentenza e di contrapposizione dura con la magistratura.
I grimaldelli dell’operazione sono quelli di sempre: riforma del sistema giudiziario e demolizione degli ultimi residui di autonomia della magistratura e dei suoi organi di autogoverno.
Ma l’attenzione delle teste d'uovo del Cavaliere da giorni, da quando il Lodo Alfano è stato bocciato dalla Consulta, si è concentrata tutta sulla ricerca di una soluzione alternativa.
Spostare tutti i processi che riguardino le alte cariche istituzionali a Roma.
È questa l’ultima trovata dell’avvocato del premier Nicolò Ghedini, che però raccoglie molte perplessità in diversi settori del Pdl e della maggioranza.
In sintesi si tratterebbe di assestare un colpo ai processi Mills e Mediaset cancellando, di fatto, il concetto del giudice naturale.
Una via d’uscita secondaria che non piace all’Associazione nazionale magistrati.
Nell’ultima assemblea dell’Anm il presidente Luca Palamara ha detto che i giudici “non possono andare dietro a questi annunci.
La giustizia ha bisogno di riforme urgenti e non di soluzioni punitive contro i magistrati”. L’esatto contrario di quello che la maggioranza di governo si appresta a fare: legge sulle intercettazioni, nuove norme ad personam, ritocchi al ribasso sui tempi della prescrizione processuale e colpo d’ascia su Csm e organismi di garanzia.
Il presidente del Consiglio ha invece annunciato che non si dimetterà neppure in caso di condanna.
Quelli che hanno legittimamente chiesto le dimissioni di Marrazzo avranno ora il coraggio civile di far sentire almeno un pizzico di sdegno per le affermazioni eversive di Berlusconi oppure fingeranno di non aver sentito?”, si domanda Giuseppe Giulietti, deputato e animatore di Articolo21.
Parole nette, quelle del capo del governo, che disegnano una strategia di chiara opposizione ad ogni sentenza e di contrapposizione dura con la magistratura.
I grimaldelli dell’operazione sono quelli di sempre: riforma del sistema giudiziario e demolizione degli ultimi residui di autonomia della magistratura e dei suoi organi di autogoverno.
Ma l’attenzione delle teste d'uovo del Cavaliere da giorni, da quando il Lodo Alfano è stato bocciato dalla Consulta, si è concentrata tutta sulla ricerca di una soluzione alternativa.
Spostare tutti i processi che riguardino le alte cariche istituzionali a Roma.
È questa l’ultima trovata dell’avvocato del premier Nicolò Ghedini, che però raccoglie molte perplessità in diversi settori del Pdl e della maggioranza.
In sintesi si tratterebbe di assestare un colpo ai processi Mills e Mediaset cancellando, di fatto, il concetto del giudice naturale.
Una via d’uscita secondaria che non piace all’Associazione nazionale magistrati.
Nell’ultima assemblea dell’Anm il presidente Luca Palamara ha detto che i giudici “non possono andare dietro a questi annunci.
La giustizia ha bisogno di riforme urgenti e non di soluzioni punitive contro i magistrati”. L’esatto contrario di quello che la maggioranza di governo si appresta a fare: legge sulle intercettazioni, nuove norme ad personam, ritocchi al ribasso sui tempi della prescrizione processuale e colpo d’ascia su Csm e organismi di garanzia.
da Il Fatto Quotidiano n°35 del 1 novembre 2009
Lorenzo
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