Il superamento delle questioni della povertà e il rispetto dei diritti dei lavoratori e degli esseri umani é sicuramente un problema di natura economica che ne coinvolge i suoi fondamenti teorici: in che maniera si determina o si dovrebbe determinare la crescita economica? Secondo le teorie capitaliste l'aumento costante dei profitti delle aziende determina la crescita economica ma immancabilmente questa regola porta alla concentrazione del valore della ricchezza nelle mani di pochi. Le multinazionali e le fusioni tra di esse sono l'espressione massima di questo meccanismo, un esempio per tutti sono le aziende produttrici di automobili. In questo settore le fusioni hanno portato ad un forte aumento dei profitti e della produzione a fronte di una forte riduzione dell'occupazione. Questi processi di progressiva concentrazione, benché siano salutari per l'affermarsi del processo di massimizzazione dei profitti, non hanno nessun reale vantaggio per i lavoratori ed i consumatori. A fronte di un aumento dei valori di mercato per le aziende che producono questi processi di ristrutturazione, i lavoratori si trovano ad affrontare licenziamenti e ricollocazioni sul mercato del lavoro con salari ridotti a condizioni lavorative peggiori. I consumatori non hanno nessuna reale riduzione dei prezzi: le fusioni, spesso, creano delle situazioni di monopolio imponendo il prezzo di mercato delle merci.
Uno studio dell'economista indiano Ravi Batra docente alla Southern Metodist University di Dallas; USA, in una ricerca comparata, ha dimostrato che quando la ricchezza raggiunge valori di estrema concentrazione i cicli di crescita economica precipitano dando inizio a situazioni di recessione o depressione. Maggiore è la concentrazione del valore della ricchezza, maggiore è la gravità della crisi. è stato così nelle depressioni di fine 800, in quella del 1929, nelle recessioni degli anni 70 e in quelle degli anni 90. Questa ricerca diventa ancor più importante se si calcola che la ricchezza, anche con un elevato processo di crescita, ha un suo limite naturale e se da una parte si concentra troppo, dall'altra parte si può creare l'insufficienza e cioè la povertà. Questo è in realtà il quadro odierno della situazione prodotta dalla globalizzazione.
Il benessere di una società dipende dalla distribuzione della ricchezza.
(Lo studio sopra citato si trova nel libro: La grande depressione del 1990; Ravi Batra; Sperling & Kupfer, 1989)
8 commenti:
Se ne vedono gli effetti guardandoci intorno,desolante ed inarrestabile declino, ed ho il timore che questa crisi durerà più del previsto e gli italiani la subiremo in modo peggiore, vista l'attuale classe dirigente.
Bellissima la foto, complimenti, l'ho salvata sul mio pc., naturalmente con il nome del generoso autore. La locandina del film poi le da un significato ancora più intenso.
Buona Notte, Francesca
Bella foto davvero.Il PIL lo si calcola allo stesso modo in tutte le nazioni del mondo.Non vedo quale altro indice di ricchezza di una nazione si possa usare.
Grazie Francesca, sono contento che ti piacciano le mie foto. Ne puoi travare altre nel mio blog di foto OCCHINELLANEBBIA, sul blog roll.
Io ritengo che gli effetti della crisi economica possano essere meno drastici se la ricchezza fosse distribuita meglio, dando più valore al lavoro umano. Nei paesi del nord europa la situazione è molto diversa.
Il fatto è che è proprio un indice Roggero! La vecchia storia del pollo in due, lo mangi solo tu ma statisticamente ne mangiamo mezzo in due. Se crolla il PIL del 25% tu continui a mangiarne 3/4 io sempre 0.
Sono perplesso. P.I.L. è un acronimo che significa Prodotto Interno Lordo. Cosa significa? Che è un indicatore di ricchezza individuale? Non mi pare. Allora significa cosa? Che è un indicatore di ricchezza collettiva! Che ha la capacità di esprimere o simboleggiare il benessere di una collettività nazionale! Non di ricchezza individuale, ci mancherebbe. Non mi pare sia un arido dato statistico ma uno strumento di misurazione del benessere, economico ovviamente, di uno Stato. E allora? Cos'è che non sconfinfera? Che continuano ad esserci i poveri,le forti diseguaglianze sociali?
Non credo. Il benessere cala, è vero, verso gli strati medi e medio-bassi della popolazione.
Senza scomodare il premio Nobel per l'economia, che di recente è intervenuto anche a Ballarò, mi pare sensato pensare che la crescita del P.I.L. di per sè non è sufficiente (è solo un indicatore, uno strumento di misurazione) e deve essere accompagnate da politiche di sostegno del lavoro dipendente, di una più equa redistribuzione della ricchezza che solo il Wellfare può perseguire. Infatti Silvio se ne infischia, a lui basta raccontare balle e a tantissimi basta bersele per sentirsi lo stomaco pieno. Io vorrei vedere presto il giorno in cui tanti italiani si accorgeranno che bere balle non riempie lo stomaco nè allevia, meno che mai elimina, i morsi della fame, come sanno bene i miliardi di disperati che premono alle frontiere del ricco mondo occidentale.
Io non ho detto il solo indicatore, ma un indicatore.
Si si, avevo compreso, è questo governo che usa come indicatore solo questo
Qui siamo nella mia materia! ehhehehehhehehhe
Vedo che sapete che sono sti termini, bene.
Concordo che questi dati vadano letti politicamente,
Ma sono indicatori economici, danno la misura ( non la qualità) della ricchezza prodotta. ma concordo con Lorenzo, l'uso politico non deve essere di fredda misura.
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