martedì 3 novembre 2009

Sulla libertà


«Agisci esternamente in modo che il libero uso del tuo arbitrio possa essere compatibile con la libertà di ognuno secondo una legge universale»
Kant - (Metafisica dei costumi, Diritto, A 34/B 34).



Dopo aver scritto la Critica della Ragion Pura, Kant, si accorge che l'uomo non poteva essere solo fenomeno, se fosse solo sensibilità, infatti, sarebbe un essere solo istintivo, ma l'uomo kantiano è anche libero e tende al noumeno.
Questa libertà si identifica per Kant con la morale.
Per questo Kant sente l'esigenza di redigere un'altra Critica, quella della Ragion Pratica, dove per pratica intendiamo morale, l'azione morale è libera, sciolta dall'esperienza (poiché nel campo morale l'uomo fa ciò che deve fare, e le cose che deve fare le trova in sé) e disinteressata.
L'uomo kantiano è perciò un uomo libero che deve obbedire solo a se stesso, tuttavia il giusto che regola l'azione è inteso in senso Socratico: non devo agire secondo ciò che è giusto per il singolo, ma secondo ciò che è giusto in senso generale, ovvero ciò che è giusto per tutti.
Se la ragion Pura si rifaceva a Hume, la Pratica di rifà a Rousseau e ha quattro caratteristiche principali:
1) universalità: tutti gli uomini hanno la morale
2) incondizionatezza: la morale non deve essere dettata da finalità concrete, devo voler una cosa perché la ritengo giusta, non ci sono in morale grandi o piccole azioni, ma solo azioni morali.
3) libertà: l'uomo è libero solo quando agisce moralmente, e il criterio di ciò che è giusto fare viene all'uomo dal suo interno, la morale permette così all'uomo di agire in maniera autonoma, per questo nella libertà morale si ha l'autonomia (Seconda rivoluzione copernicana di Kant: le regole non vengono da fuori ma dall'interno dell'uomo; la prima rivoluzione era quella della Ragion Pura secondo cui le leggi naturali non sono nella natura, ma nell'uomo).
4) formale: si parla formalità dell'etica per formale si intende che la morale guarda la forma non il contenuto dell'azione: la morale deve dire come è giusto fare una cosa.
Le azioni morali dell'uomo sono guidati dagli imperativi e dalle massime:
- le massime: sono prescrizioni soggettive e valgono solo per alcuni individui
- gli Imperativi: sono prescrizioni oggettive valide per tutti e si dividono in: ipotetici ovvero quelli validi per tutti, ma contengono l'ipotesi "se", ad esempio: se si studia si è promossi, il "tu devi" qui è vincolato al fine che descrive la frase; ad esempio questo imperativo è valido per tutti quelli che vogliono essere promossi che, quindi, dovranno studiare; gli imperativi categorici usano solo il "tu devi volere" e si articolano in formule.
La morale non si realizza tuttavia direttamente con l'azione, ma con la purezza dell'intenzione che fa elevare l'uomo al noumeno, la morale kantiana è diversa dalla legalità, uno che rispetta la legge non è per forza un individuo morale (diverso da Hegel), infatti alla legge si può obbedire per paura mentre la morale kantiana esalta la purezza dell'intenzione, solo obbedendo alla morale l'uomo è libero.

2 commenti:

Cappellaio ha detto...

il problema è che oggi spesso qualcuno ritiene che la morale sia tale solo in virtù delle proprie asserzioni e credenze. direi fin troppo incondizionata forse..

logos nella nebbia ha detto...

Concordo perfettamente Mattia. Aggiungo anche che spesso viene vista come debolezza. Nel leggere Kant invece si capisce che è una forza e non tutti ne sono capaci.
Lorenzo

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