Questa parola così bistrattata e modificata ad uso personale.
Da un punto di vista filosofico,l'etca,è quella disciplina che cerca di studiare in modo oggettivo( e non soggettivo!!) il comportamento umano,discernendo ciò che è bene o male.
Da platone e Aristotele in poi quasi tuti i filosofi hanno parlato di etica o filosofia dei costumi( metafisica dei costumi in Kant). Alla parola etica viene spesso (a volte a torto) affiancata la parola morale.
Inizio mettendo in evidenza un promo scoglio(come direbbe Kant) e cioè:come conciliare il fatto che è concretamente impossibile arrivare a un'etica totalmente oggettiva (cioè riconosciuta da tutti) quando esistono molte morali ?
Molti pretendono di arrivare a una definizione dell'etica con la semplice razionalità, evidenziando la sostanziale equivalenza dei termini oggettivo e razionale. Questo atteggiamento è alla base dell'errore assiomatico (un assioma è una proposizione che viene assunta come vera perché ritenuta evidente).
Ogni teoria deve riconoscere dei punti fermi, delle verità non dimostrate che sono assunte come vere e dalle quali razionalmente e senza commettere errori logici si desumono tutte le altre proposizioni.Purtroppo in campo etico questi "punti fermi" non sono affatto generalizzabili (come esempio limite pensiamo al cannibale), anche se all'interno di gruppi omogenei possono essercene molti in comune, rendendo possibile lo scambio e la discussione su temi etici.Gli assiomi etici di un singolo o di un gruppo permettono di definire un sistema (spesso collegato a una strategia esistenziale), all'interno del quale la razionalità correttamente applicata permette di arrivare a un grado di oggettività totale.
Uno dei limiti per arrivare a ciò è proprio il linguaggio ,le sue regole e i suoi limiti. I linguaggi sono frutto di tradizioni locali,e non solo, ma sempre mezzi di comunicazione circoscritti in una comunità,con la sua morale.
Un ragionamento sul linguaggio sarà frutto di un post successivo
"Il linguaggio è un labirinto di strade, vieni da una parte e ti sai orientare, giungi allo stesso punto da un'altra parte e non ti raccapezzi più..." (Wittgenstein)
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