Dopo l'11 Settembre è lo stesso fondamento del diritto internazionale ad entrare in crisi. Tanto gli attentati terroristici quanto le reazioni militari mostrano i limiti del progetto politico e morale nato con l'Illuminismo.
E a chi se non ai filosofi spetta una valutazione critica dell'eredità illuministica?
Per affrontare questi nostri anni bui serve rimettere le mani nella cassetta degli attrezzi creata da Montesquieu, Voltaire, Kant e gli altri.
Per esempio il concetto chiave di "tolleranza" costruito nel secolo dei Lumi va sostituito, secondo Derrida, da quello di "ospitalità" ben più disponibile ad accogliere la diversità radicale dello straniero senza forzarlo all'adattamento alla nostra cultura.
Al contrario, Habermas ritiene che sia ancora il perno attorno al quale debba girare la democrazia, nel senso più alto in cui noi la intendiamo.
La modernità non va considerata conclusa o superata, piuttosto si tratta di realizzarla mantenendo vivi i suoi valori ancora attualissimi.
Modernità che è all'esatto opposto del fondamentalismo religioso, oscurantista e violento.
Il richiamo alle radici illuministiche del continente ha il senso, per entrambi sebbene in modi diversi, di indicare la via che l'Europa dovrebbe seguire.
Si tratta di tornare a Kant e alla sua nozione di cosmopolitismo per realizzare l'antico sogno dell'Illuminismo: l'emancipazione universale.
Che per Habermas si concretizza in un nuovo ordine mondiale e per Derrida in una "democrazia a venire", un'alleanza al di là del politico.
Tutto sta a mettersi d'accordo.
Lorenzo
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