martedì 23 settembre 2008
Per una politica del dialogo
Le strategie della democrazia globale aprono un conflitto irredimibile con le società" straniere"; al contrario, si tratta di aprire con loro una discussione, per la condivisione di un principio base: il rispetto bilaterale dei diritti umani. Più che alle strategie dell'inclusione dell'altro, allora, occorre pensare a strategie di apertura all'altro, sulla base di principi reciprocamente adottati e rispettati.
In questo contesto Habermas propone la creazione di un governo mondiale ,il quale deve imporsi
il primo articolo del progetto kantiano di "pace perpetua". Habermas ne confuta anche il secondo , in quanto la "federazione di Stati" kantiana è totalmente sprovvista di assetto giuridico, forza coercitiva e autonomia politica. Il diritto cosmopolitico sostiene, invece, Habermas deve essere oggetto di una metamorfosi: da valore, deve convertirsi in diritto positivo vincolante, associato a istituzioni coercitive atte a sovrimporlo co si allaccia alla positivizzazione giuridica del diritto cosmopolitico.
In realtà, così argomentando, Habermas legittima a livello planetario una sola accezione e forma di politica: quelle della tradizione occidentale, reinterpretate con una torsione fondamentalista. Come abbiamo mostrato nei precedenti percorsi didattici, non vi può mai essere coincidenza tra lo "stato di natura" e lo "stato politico". I diritti naturali possono essere - e lo sono - il fondamento della libertà; non già della politica. Altrimenti detto: non è la politica che può fondare la libertà; ma è la libertà che fonda la politica. La politica va posta al servizio della libertà che realizza i diritti umani.
Tanto i diritti umani che lo spazio della politica vanno, dunque, intesi come agglomerati di differenze. Che non si tratta semplicemente di ricomporre, quanto soprattutto di porre in dialogo, per la germinazione di nuovi significati politici e nuove liste di diritti. L'approdo habermasiano segnala la completa evaporazione di ogni funzione critica della teoria che da autoriflessiva si fa estroflessiva. Nel senso che le funzioni critiche non vengono più esercitate all'interno del campo di vigenza della democrazia, ma esclusivamente al suo esterno.
Per fare ciò il dialogo fra comunità e la creazione di un linguaggio comune è indispensabile.
Come indispensabile è ascoltare le ragioni di tutti, perchè non si può,ora, lasciare a guardiano dei diritti mondiali una nazione come gli Usa.L'europa deve fare la sua parte .........nel più breve tempo possibile.
Lorenzo
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