mercoledì 30 dicembre 2009
Buon anno nuovo
Il capodanno, festa laica per eccellenza, l'ho sempre paragonato al Carnevale, la festa dei folli dove tutto gira al contrario.
Festa di buon auspicio, di augurio, di speranza, di cambiamenti e di promesse.
Spesso è una data a cui diamo una scadenza ( dal primo dell'anno non fumerò più..ecc....) significa spesso una svolta, un cambiamento, auspicato, sperato, voluto.
E' una festa che mi piace.
Non c'è religione di mezzo, ma solo le speranze di noi uomini,magari con delle debolezze, con dei difetti, umani, che ci affidiamo alla sorte e alle nostre capacità.
Ecco allora che mi sento di augurare a tutti, nel modo più classico possibile un buon Capodanno ed un felice 2010.......sulle note di un Bruce Springsteen vulcanico come sempre.
Lorenzo
martedì 29 dicembre 2009
Il backup dei dati del blog
Visti i recenti fatti accaduti ad alcuni blogger molti consigliano, ed io pure, fare un salvataggio dei dati del computer.
Nel caso specifico di noi blogger che usiamo blogspot.com sarebbe meglio fare due tipi di backup: uno riguardante i post e i commenti, l'altro riguardante il modello e i widget contenuti, in pratica si salverebbe il codice HTML del nostro blog.
Ecco come fare:
Le differenze sono minime a seconda del browser usato, unicamente sul modo di salvare i file.
1) Createvi una cartella dove contenere i dati, potete crearne una sul desktop per poi passarla su qualche supporto esterno( chiave USB ecc...)
2) Loggatevi ed accedete alla bacheca; andate su IMPOSTAZIONI e sul primo rigo vedrete 3 voci: Importa, esporta, elimina blog. Voi cliccate su ESPORTA BLOG poi SCARICA BLOG ( il tutto è molto intuitivo) e salvate.
Questo file contiene tutti i vostri post e i commenti contenuti.
3) Andate ora su LAYOUT poi in MODIFICA HTML e cliccate SCARICA MODELLO COMPLETO.
Ora questi due files che avete salvato metteteli in un supporto sicuro possibilmente esterno.
L'operazione non è complessa ma eviterà in futuro perdita di dati o modifiche irreparabili.
Consiglierei inoltre di fare l' operazione di salvataggio dei post una volta al mese.
Lorenzo
lunedì 28 dicembre 2009
Il mio augurio per il 2010
La ginestra è un fiore che non si arrende mai...
Il delicato fiore coraggiosamente risorge sulla lava impietrata e con la fragranza dei suoi arbusti sembra rallegrare le lande desolate.
Ecco il significato di questo fiore.... in una politica .... quella di oggi costruita nelle sabbie mobili.....abbiamo bisogno di persone coraggiose ....forti ......che non si arrendono mai ..proprio come questo fiore, proprio come in questo video qui sotto!
RATM
Lorenzo
sabato 26 dicembre 2009
Flying and running
It doesn't hurt me.
You want to feel, how it feels?
You want to know, know that it doesn't hurt me?
You want to hear about the deal I'm making.
You, you and me.
And if I only could,
Make a deal with God,
get him to swap our places,
Be running up that road,
Be running up that hill,
Be running up that building.
If I only could, oh...
You don't want to hurt me,
But see how deep the bullet lies.
Unaware that I'm tearing you asunder.
there's a thunder in our hearts, baby.
so much hate for the ones we love?
Tell me, we both matter, don't we?
You, you and me.
you and me, won't be unhappy.
And if I only could,
make a deal with God,
And get him to swap our places,
Be running up that road,
Be running up that hill,
Be running up that building,
if I only could, oh...
"Come on, baby, c'mon c'mon darling,
Let me steal this moment from you now.
Come on, angel, c'mon, c'mon, darling,
Let's exchange the experience"
oh...
And if I only could,
make a deal with God,
And get him to swap our places,
Be running up that road,
Be running up that hill,
(with)No problems.
And if I only could,
make a deal with God,
And I'd get him to swap our places,
Be running up that road,
Be running up that hill,
' No problems.
"If I only could, be running up that hill.
If I only could, be running up that hill.
If I only could, be running up that hill.
If I only could, be running up that hill.
If I only could, be running up that hill.
If I only could, be running up that hill.
If I only could, be running up that hill. "
mercoledì 23 dicembre 2009
Dark Art
Lo so, non ha nulla di natalizio, ma a me piacciono tantissimo sia la musica che le immagini di questo filmato.
Da sempre attratto dalla musica dark, iniziai con i Bauhaus passando per i Dead can Dance fino ai nuovi gruppi come i Nightwish.
L'autobus per il paradiso l'ho già perso da un pezzo, mi disse qualcuno.
Beh, risposi io, per l'inferno un passaggio in autostop lo troverò.
"Se si vuole capire cosa sia il Dark si deve porgere l'orecchio ai sussurri di gente anonima che si muove in nicchie oscure faticosamente conquistate in un mondo dominato da maiali molesti ed arroganti. Se si vuole ascoltare lo spirito del dark, occorre cercare chi ascolta la sua voce interiore, quella oscura e disperata, quella potente e forsennatamente irraggiungibile"
Voce di Lisa Gerrard del duo Dead Can Dance
Lorenzo
martedì 22 dicembre 2009
Informazione e pubblicità
Io penso che non esistano più le cose al di là delle parole, che esista un mondo al di là della descrizione del mondo stesso.
Quello che ci appare in televisione è pura descrizione.
L'informazione è una parola che non sta più al suo posto, perchè nel mondo dei media l'informazione è costruzione.
Non solo perchè i grandi condottieri del mondo non esisterebbero se i media non ce li proponessero di continuo, ma perchè un enorme numero di azioni non verrebbero compiute se il mezzo televisivo non ne desse notizia.
Dirò di più, spesso la notizia viene data ancora prima che venga compiuta, quindi o è propaganda oppure una non notizia, una descrizione di intenti.
Oggi le cose del mondo accadono perchè vengono comunicate e il mondo che ci viene comunicato è quello che abitiamo.
Non più un mondo di fatti e poi linformazione, ma un mondo di fatti per l'informazione.
Solo il silenzio restituirebbe al mondo la sua originalità.
Ma questo non può più succedere, pena l'impotenza, dove non è più possibile discernere il vero dal falso, non perchè la televisione mente, ma perchè nulla viene più fatto se non per essere telecomunicato e poi magari smentito.
Il mondo è la sua narrazione.
religione, politica, mercato, guerra, gioie, dolori, morte, sono descriti lì e da lì impariamo come si prega, anche come si deve vivere un Natale.
Quello è il nostro ambiente, anche quando non la vediamo, percè intorno a noi vivono persone che la vedono ed è visibile il loro apprendimento verificabile nel loro atteggiamento.
Nelle discussioni si parte o si arriva o si usa come "veritas" o come fonte ispiratrice la TV.
Ciò che pochi dicono è oggetto di apprendimento per molti .
" I fatti contano infinitamente meno delle loro descrizioni"
Heidegger
Lorenzo
lunedì 21 dicembre 2009
domenica 20 dicembre 2009
Il mio " Buon Natale "
Dedicato a tutti quelli, compreso me, che hanno genitori anziani o ammalati.
Ad una persona speciale in particolare.
Lorenzo
La nuova era
Prima o poi finirà e ne inizierà un'altra, magari ripartendo da una data precisa o da qualche episodio fortuito tale da spostare l'equilibrio verso, spero, una collettività più normale e meno schizofrenica.
C'è molto poco spazio ora per chi vuole usare la ragione per affermarsi ed essere ciò che si è.
I pacifisti che plaudirono il nobel ad Obama ora si sentono dire che la guerra è necessaria, dando praticamente un calcio alle vite dei vari Ghandi e M.L.Kink del pianeta.
Vite sprecate insomma.
Per chi ha rispetto delle istituzioni e delle regole si sente ogni giorno sempre più oggetto di scherno da parte delle istituzioni stesse, e non solo, specialmente qui in Italia.
Io che ho votato a sinistra come devo sentirmi nei confronti del "common sense"??
Ascoltando il Presidente del Consiglio come minimo mi sento un delinquente.
Allora attendo il giorno della nuova era, ma nel frattempo, voi che vi ritenete i giusti, gli artefici di questa era,
statemi alla larga.
Lorenzo
Quando il lavoro rende menomati e le donne infortunate non vengono mai menzionate
Loris Pozzi, elettricista piacentino di 37 anni è morto mentre stava lavorando ad uno strumento per il controllo del vento. Ieri due incidenti in ferrovia hanno tolto la vita ad un macchinista e ad un operaio della manutenzione.
E siamo a quota mille morti sul lavoro in Italia dall’ inizio dell’ anno. Ma nessuno ne ha parlato. Neppure un servizio di coda nei telegiornali nazionali. Niente di niente.
Morti dimenticate quelle della guerra del lavoro.
“ Non c'è giorno che il bollettino di guerra della (in)sicurezza sul lavoro non conti un nuovo decesso o un grave infortunio” commenta il direttore del sito Stefano Corradino rilanciando l’appello a tutti i media perché si occupino delle tematiche del lavoro dando spazio alle storie che si intrecciano attorno agli infortuni e ai decessi nei luoghi di lavoro.
Un’opportunità anche per conoscere e approfondire vicende del tutto sconosciute. Come ad esempio il fenomeno degli infortuni sul lavoro al femminile: uno su quattro, pari all’incirca al 27 per cento del totale, il 9 (per cento) degli incidenti mortali.
Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat le donne invalide per un infortunio sul lavoro o una malattia professionale in Italia superano ampiamente quota 100 mila.
Le donne subiscono più infortuni rispetto agli uomini sia sul lavoro ma anche in “itinere” (tragitto casa-lavoro e viceversa) come rivelano i dati forniti dall’ Inail secondo cui dei 97 casi mortali verificati nel 2007, ben 53 donne sono decedute andando o tornando dal lavoro.
L’infortunio sul lavoro al femminile in ogni caso è un vero e proprio dramma nel dramma fotografato dalle immagini di madri che, dalla mattina alla sera, si ritrovano ad abbracciare i propri figli con arti artificiali. Di donne menomate nella capacità lavorativa ma, soprattutto, nell’impossibilità di rispondere alle esigenze degli affetti e alla conduzione della casa.
Un “lavoro” quest’ultimo che nessuno si preoccupa di risarcire. Se ciò non bastasse poi c’è l’incognita del reinserimento lavorativo e di una mancata valutazione del danno estetico e delle ripercussioni psicologiche.
Gli infortuni sul lavoro al femminile sono l’altra metà del fenomeno delle cosiddette morti bianche”.
Migliaia di “morti rosa” che non fanno notizia. Che difficilmente occuperanno le pagine patinate delle riviste femminili. Tanto meno le pagine dei quotidiani.
Improvvisamente e traumaticamente la donna vittima di un infortunio sul lavoro sperimenta sul proprio corpo “ferite” che vanno al di là della lesione vera e propria e costituiscono una irreversibile offesa dell’immagine corporea che richiede, per una nuova integrazione, un impegno lungo, costante e spesso molto travagliato.
Non tutti sanno infatti che il 55 per cento delle donne infortunate sul luogo di lavoro abbandona la sede in cui si è verificato l’incidente. Non ce la fa e, nella maggior parte dei casi, la stessa lavoratrice non è più in grado di ritornare a svolgere la normale attività.
Ma l’alta percentuale di “non ritorno” alla propria attività assume ancor maggior rilievo se paragonata al fatto che queste donne non riescono a trovare alcuna altra occupazione esterna all’ambito della mansione della gestione familiare.
Di fatto, il reinserimento lavorativo è una delle peggiori e drammatiche ripercussioni di un incidente avvenuto durante l’attività lavorativa.
Analizzando alcuni dati si scopre come le donne del nord-ovest ritengano che nel 50,56% dei casi “le norme di sicurezza non erano state rispettate da chi lavorava”, questa percentuale si abbassa all’11,11% nel nord-est e al sud per poi sfiorare il 23% al centro Italia.
Un altro dato che ha quasi dell’ inverosimile è che a tutt’ oggi le donne al di sopra dei 50 anni, considerino solo “un attimo di distrazione” la causa del loro incidente: il 50 % al centro, il 18,42% al nord-est e il 15,79% sia al sud che al nord-ovest.
Una quasi assunzione di colpa.
Lorenzo
giovedì 17 dicembre 2009
Pearl Jam - Alive
Oggi mi sento ALIVE e cosa c'è di meglio che non ascoltare questo pezzo dei Pearl Jam!!
Uno dei miei gruppi preferiti.
Lorenzo
mercoledì 16 dicembre 2009
Prove tecniche di regime
Dal Blog di Massimo Donadi:
Dopo i tg, anche i contenitori televisivi pomeridiani diventano il luogo dove si cancella la realtà, si distorcono i fatti e si mette il bavaglio all’opposizione. Stanno progressivamente cancellando la voce dell’opposizione e lo fanno con una tecnica sopraffina.
Ieri, però, il sottoscritto ha rotto il giochino nelle mani di questi signori, lasciandoli a becco asciutto.
Non mi mancavano certo gli argomenti per controbattere parola per parola alle fandonie sparate a raffica da giornalisti ospiti insieme a me della trasmissione. Ma ci sono momenti in cui il silenzio ed i gesti sono più eloquenti di mille parole. Vi spiego.
Lunedì pomeriggio “La vita in diretta” ha messo in scena un vero e proprio processo mediatico a Italia dei Valori. Tutti gli ospiti presenti, oltre al solito Capezzone, ormai parodia di se stesso, alcuni giornalisti, hanno per più di un’ora insultato, strumentalizzato, mentito, ribaltato le nostre posizioni pur di farci apparire agli occhi dei telespettatori istigatori d’odio.
Ovviamente, non era stato invitato nessun rappresentante di Italia dei Valori a difendere e spiegare le proprie ragioni.
Ieri, dunque, sarebbe dovuta andare in scena la puntata riparatrice, ma si capiva, sin dalle prime battute, che quelli che avevo accanto non erano ospiti di un normale ed equilibrato parterre televisivo: era stato messo su “ad arte” un vero e proprio plotone di esecuzione, i cui più fieri componenti erano due sedicenti ed illustri giornalisti, Pierluigi Diaco e Maria Giovanna Maglie.
Del primo, si ricordano i successivi molteplici, affannati e, qualche volta, sghangherati tentativi di ritagliarsi uno spazio da “grande” giornalista. L’ambizione a diventare bravo come Travaglio ci è parsa tanta, la rabbia pure. Per il talento, attendiamo con ansia.
Per ora, rimangono a memoria dell’umanità più i litigi in tv di cui si è reso protagonista che gli articoli a sua firma pubblicati sul quotidiano Clandestino, edito da Mondadori (!) e di cui è vicedirettore e che probabilmente vanta il più basso numero di lettori in Italia.
Della seconda, Maria Giovanna Maglie, si ricordano i conti milionari dal visagista quando era corrispondente del Tg2 dall’America, le fatture false per decine di migliaia di dollari rimessi alla Rai e intestati a società inesistenti, ricevute per compensare collaboratori fasulli e gente in pensione, insomma, le carte truccate per coprire spese ingiustificabili che le costarono il posto in Rai.
Non lo dico io ma un articolo di Concita De Gregorio (link) oggi direttore de L’Unità ed allora cronista de la Repubblica. E poi c’erano altri giornalisti, quelli che, in teoria, avrebbero dovuto equilibrare la presenza di tali illustri firme ma che, nei fatti, ogni giorno scrivono e massacrano Italia dei Valori dalle colonne dei giornali per i quali scrivono.Lascio a voi ogni giudizio.
A me rimane una certezza, quella di aver ascoltato insulti, rabbia e disprezzo, urlati probabilmente per acquisire credenziali agli occhi dell’onnipotente patron di Mediaset, alias, il presidente del Consiglio.
Ma il sottoscritto gli ha riservato una piccola sorpresa. Si è alzato e se ne è andato, rompendogli il giochino. Loro sono rimasti li, a continuare ad urlare il loro livore e le loro menzogne. Io sono tornato in Parlamento a lavorare per cercare di contribuire a risollevare le sorti di questo Paese e a contrastare l’azione sbagliata di questo Governo e di questa maggioranza.
lunedì 14 dicembre 2009
Per chi fosse iscritto su Facebook al gruppo molto numeroso " No Facebook a pagamento dal 2010" con circa 1.800.000 iscritti, tra cui io, comunico che gli è stato cambiato di forza, non so da chi, il nome in:
Par condicio
Mi sembra giusto, anche per avvalorare le tesi di Di Pietro e della Rosi Bindi che sembrano due marziani in un mondo di pentiti dell'ultima ora.
Io voglio condannare la violenza, le stupidaggini scritte in rete ( troppe) ma ho sempre odiato la retorica ( non quella filosofica) e di retorica ne vedo molta.
Se io dico che condanno il gesto ho il diritto di aggiungere , in termini politici, che a questo clima di violenza ha contribuito la politica della destra e non sto giustificando l'atto dicendo così!
Se non avessimo avuto i massacri al G8, i poliziotti che caricano gli studenti del'onda, i respingimenti in mare con relativi morti, il sostegno ai fascisti, le accuse di persecuzione comunista, le urla dal palco contro l'ooposizione, le offese a chi ha votato a sinistra, le offese alla magistratura, gli assalti alla costituzione, al Presidente della Repubblica, le ordinanze dei sindaci leghisti contro i kebab forse il clima sarebbe diverso.
Questo hanno detto Di Pietro e la Bindi ed hanno abbondantemente dimostrato, al contrario di molti esponenti di destra, di essere dalla parte della legalità e delle regole democratiche.
Un'ultima chicca la dichiarazione di un esponente laico del CSM: l'attentato è frutto di una politica d'odio da parte di una certa magistratura.
Quante persone teledipendenti crederanno a questa dichiarazione? Io dico molte.
Abbiamo dimostrato finora, noi popolo del Web, una grandissima maturità politica.
Continuamo ad essere così, isoliamo i cretini, non comportiamoci come una TV.
Lorenzo
domenica 13 dicembre 2009
E ora?
Che succederà ora? Beh fra qualche giorno tutto sarà dimenticato, ma che uso ne faranno i berluscones? Intanto c'è già una dichiarazione del Presidiente: " sono stato miracolato!!".
La dice tutta.
Poi i giornali metteranno l'accento che la famiglia dell'aggressore vota per il PD e lui avrà i soliti servizi da martire della sinistra violenta, magari innescata dai magistrati che indagano sul presidiente.
Ho scritto un post dove dò del deficiente a noi italiani. Perchè così siamo.
C'è chi sta esultando per questo gesto,sui blog, su FB, nascono comitati inneggiando al fatto che poteva mirare meglio ecc...e ci sono gruppi su FB che inneggiano al linciaggio di Tartaglia.
Ma che cazzo di popolo siamo?
Io penso che siamo dei violenti, verbalmente, negli atteggiamenti, nelle prassi quotidiane. Ci da fastidio l'ordine, il confronto verbale, specialmente da chi vota a destra, ma anche a sinistra non si scherza, anche se molto meno.
Motivo molto semplice : la cultura berlusconiana sta facendo scuola, attaccare per non essere attaccato. Un modus operandi che ha coinvolto tutti e la televisione è una inseminatrice formidabile nei nostri cervelli.
Questa volta non prendiamocela con i politici, prendiamocela con noi stessi, imbevuti di quella cultura televisiva da non sapere più cosa sia il bene e cosa sia il male.
Ricordo anche che prima dell'aggressione il presidiente stava urlando dal palco contro chi stava protestando con i soliti slogan " vergogna,vergogna,vergogna!" e due passanti aggrediti solo perchè hanno dato del buffone al capo del governo.
In fin dei conti ha ragione Di Pietro " chi semina odio raccoglie tempesta".
Beh del resto il padrone della TV violenta è proprio l'aggredito.
Lorenzo
venerdì 11 dicembre 2009
Mio padre e gli intellettuali
Mio padre ha ora 81 anni, un pò sofferente di cuore per via di due operazioni subite, ma ancora lucido nei suoi ragionamenti, specialmente in politica.
Arrivo ora da casa dei miei dove abbiamo intavolato una discussione sulla televisione e i giornali.
Una frase molto semplice mi ha colpito stasera detta da lui, sui politici :
" beh se oggi abitaste ancora con noi ( si riferiva a me e mio fratello) di certo non pretenderei il silenzio come allora mentre trasmettono il telegiornale", ha continuato poi " non ci sono più intellettuali".
Mi è venuto allora in mente quando ascoltava " tribuna politica" con Jader Jacobelli.
Rispondeva addirittura agli ospiti o attendeva con impazienza la parola di un Giorgio Pajetta o Enrico Berlinguer ( ricordo le incazzatute contro il moderatore perchè faceva parlare troppo i vari Andreotti o Fanfani).
Gli piacevano poi gli intellettuali di allora come Ingrao e Pasolini.
Magari non ci capiva tutto quello che dicevano ma si sforzava molto, leggeva e chiedeva con umiltà.
Mi diceva, sempre in un silenzio tombale in casa, ascolta e impara perchè morti questi non ce ne saranno più così.
Quanta verità vi era in quelle parole provvidenziali.
Mani callose ma cervello fino, forse superiore al nostro, perchè dettato dal bisogno di lottare per un mondo migliore.
Ho trovato una intervista a Pier Paolo Pasolini del 1975, pochi mesi prima di essere ucciso, ed ho capito cosa volesse intendere mio padre questa sera.
"Non c'è pagina, riga, parola in tutto l'Espresso, Panorama, in tutto il Mondo, in tutti i quotidiani e settimanali dove non ci siano pagine dedicate alla cronaca che non riguardi esclusivamente ciò che avviene dentro il "palazzo".
Solo ciò che avviene dentro il palazzo è degno di attenzione e interesse; tutto il resto è minutaglia, brulichio, informità, seconda qualità.
E' naturalmente ,di quanto accade " dentro il palazzo" ciò che veramente importa. Importa la vita dei più potenti, di coloro che stanno ai vertici.
Essere " seri" significa, pare, occuparsi di loro. Dei loro intrighi, delle loro alleanze, delle loro congiure, delle loro fortune; e infine, anche, del loro modo di interpretare la realtà che sta " fuori il palazzo".
Questa seccante realtà da cui infine tutto dipende, anche se è così poco elegante e, soprattutto, così poco serio occuparsene.
Negli ultimi due o tre anni questa concentrazione degli interessi sui vertici e sui personaggi al vertice è diventata esclusiva, fino all'ossessione. ( chissà cosa direbbe oggi !! NdL).
Non era mai successo in questa misura.
Gli intellettuali italiani sono sempre stati cortigiani, sono sempre vissuti " dentro il palazzo". ma sono stati anche populisti, cosa che aveva creato in essi l'obbligo di interessarsi alla gente.
Ora anche attraverso Doxa o Pragma.
Ciò che avviene " dentro il palazzo" è qualitativamente e quantitativamente diverso da ciò che avviene " fuori dal palazzo".
Quello che avviene fuori è più moderno, più attuale, nuovo, avanzato.
Ma il mondo è descritto da chi vive dentro, atrici, ridicoli, pupazzeschi idoli mortuari.
In quanto potenti sono già morti, perchè ciò che faceva la loro potenza, ossia il modo d'essere degli italiani che lavorano, non c'è più; il loro vivere è burattinesco.
Fuori c'è anche un penitenziario, " il consumismo" e i personaggi principali di questa prigione sono i giovani........"
Il governo della paura
Una decina di giorni fa i ministri dell’Interno Maroni e degli Esteri Frattini, ma anche tanti altri esponenti di centro-destra, esultarono dopo gli arresti disposti dalla Digos di Brescia: confermavano, dissero, che le attività terroristiche in Italia non si dedicavano più solo proselitismo, ma risultavano impegnate in attività operative vere e proprie: “Dimostrano l’esistenza di una minaccia concreta, seria che viene fronteggiata benissimo, sforzi che hanno consentito ancora una volta un gran colpo di successo”.
Il gran colpo di successo consisteva nell’arrestato due pakistani, padre e figlio, titolari di un’agenzia di trasferimento di denaro, la “Madina Trading”.
Secondo l’accusa i due erano coinvolti nell’organizzazione della strage di Mumbai in India del novembre 2008, con la loro agenzia, e attraverso transazioni clandestine, finanziavano le attività terroristiche.
I due però non dovevano essere una minaccia molto seria, e l’operazione che li ha portati in carcere non sembra sia un gran colpo di successo.
Perché i giudici del riesame di Brescia li hanno scarcerati annullando l’ordine di arresto. O si è preso un clamoroso abbaglio prima, o ha adottato una decisione sbagliata ieri il tribunale del riesame. Non se ne scappa.
Non è la prima volta, e bisognerebbe farne un catalogo.
C’è stato il caso di alcuni tunisini, dei poveracci che pescavano al largo di Ostia; li si arrestò sostenendo che detenevano esplosivo per attentati; dopo qualche settimana furono scarcerati, dell’esplosivo nessuna traccia; un’altra volta si ipotizzò che dei malcapitati volevano inquinare l’acquedotto di Roma, nel mirino nientemeno che l’ambasciata americana; e chissà quante tonnellate di veleno dovevano avere, per poter inquinare l’acquedotto, una sciocchezza sesquipedale, ma venne presa sul serio.
Poi svanì, come il veleno, che non si trovò mai. Si parlò anche di attentati a Bologna, alla cattedrale di San Petronio. Ci furono arresti.
Il terrorista si rivelò poi solo uno sfortunato studioso d’arte.
Insipienza di chi conduce questo tipo di operazioni? Forse.
Ma si può anche sospettare che tutto ciò risponda a una logica, che si può definire: “Il governo della paura”.
Fino a poco tempo fa – esistono documentate ricerche indipendenti al riguardo – i notiziari televisivi pubblici e privati – erano infarciti di una quantità di notizie relative a fatti di violenza e di sopraffazione; quasi che in questo paese non si facesse altro che uccidere, rapinare, stuprare, massacrare di botte.
C’è chi, cavalcando queste campagne, e facendo leva su legittime paure, ha vinto le elezioni.
E’ quello che il professor Jonathan Simon chiama “Il governo della paura”: l’uso politico della paura che consente di ridefinire i poteri del governo, il ruolo della famiglia, della scuola, la posizione dell’individuo nella società; e si giustifica una politica di legge e ordine.
A ulteriore conferma: le agenzie hanno diffuso una nota allarmata del vice-sindaco di Milano Riccardo De Corato: “Fuori dalle scuole si spaccia con grande facilità. In seguito a un’informativa degli operatori dell’associazione poliziotti italiani, sono stati rafforzati i controlli e le ispezioni a sorpresa effettuati in abiti civili dalla polizia locale al di fuori di una decina di istituti scolastici dove è stato segnalato l’uso di sostanze stupefacenti”.
Il risultato della brillante operazione? Nove sanzioni a studenti sorpresi a fumare hashish. Proprio così: in una settimana, hanno scoperto nove ragazzi che fumavano spinelli, e li hanno multati.
Questa la situazione, questi i fatti.
Fonte
giovedì 10 dicembre 2009
martedì 8 dicembre 2009
Mi spieghi sig.Presidente
Poi una notizia letta stasera online mi ha fatto sussultare.
La notizia di stasera riguarda la sua persona che difende il cardinale Tettamanzi, un signore rispettabile è vero, presa d'assalto politicamente da quella banda di trogloditi con la camicia verde che stanno anche al governo.
La mia riflessione è abbastanza semplice ma forte, le chiedo:
Ma doveva scomodarsi il mio presidente della mia nazione per difendere un cardinale???
Non le sembra ci sia sproporzione?
Non ho mai visto il Papa scomodarsi per difendere un magistrato o un ex Presidente della Repubblica( carica più importante di un cardinale) come O.L Scalfaro offeso in senato dal capo del governo, beh nemmeno lei si è scomodato molto a dire il vero.
Ma perchè per Tettamanzi si?
Ma non è solo questo che mi turba, e non è poco, quello che mi preoccupa maggiormente è:
perchè difendere uno del Vaticano quando attaccato politicamente da un onorevole e non difendere lo stato o il parlamento o un padre disperato di una figlia in stato vegetativo quando attaccato politicamente dal Vaticano?
Questo mi turba molto, specialmente quando in questi atti politici c'è lei di mezzo, la carica più alta dello stato, che difende un prete e sta zitto quando un altro prete attacca le leggi del mio stato.
Lorenzo
Processo alla Eternit di Casale M.To
Della A/H1N1, più nota come influenza suina, e che ha allarmato l'Italia ed altri paesi in questi mesi, sappiamo tutto (o quasi). Ancora non se ne conosce perfettamente l'estensione ma i suoi effetti, come quelli di molti virus conosciuti, sono immediatamente tangibili. Ci sono invece malattie le cui manifestazioni cliniche più eclatanti, spesso ineluttabili, compaiono anche dopo trent'anni. Una di queste è l'"Asbestosi", malattia dei polmoni causata dall'inalazione di fibre di asbesto. L'asbesto, meglio conosciuto come "amianto" è una sostanza che è stata utilizzata nel secolo scorso in vari campi: l'edilizia, l'industria navale, ferroviaria, automobilistica, chimica... ed il suo uso è stato proibito in molti paesi (in Italia con la Legge n. 257/1992) perché anche un contatto minimo con le sue fibre può provocare l'insorgenza di un carcinoma.
Lo sanno bene i cittadini di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria ( io ci ho fatto le superiori). 35mila abitanti. 1500 morti. "Dal '75 si iniziava a capire che l'amianto faceva male però c'era da lavorare. I proprietari facevano orecchie da mercante ma ora ci si è ammalati tutti. Appena senti un pizzichino nella schiena – noi che lo sappiamo com'è la faccenda – vai all'ospedale, ti dicono: mesotelioma pleurico non operabile. E sai già che è finita".
Anni di battaglie legali. 200mila pagine di carte, 2900 parti lese, 10 parti civili.
Giovedì 10 dicembre a Torino l'amianto, e le multinazionali che lo hanno utilizzato sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini che ne hanno respirato le polveri, andranno a processo. "Si tratta - afferma il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti - del più grande processo di questa natura mai celebrato. Dietro le carte ci sono le storie di migliaia di vittime e dei loro familiari. E ci auguriamo che tutti i Tg, i Gr le grandi piazze televisive - vogliano dedicare a questa tragedia alle sue cause ai testimoni almeno lo stesso spazio dedicato al delitto di Perugia o alla autodifesa di qualche politico condannato o inquisito". Già, perchè di questa tragedia, di queste vite spezzate in una lenta, atroce agonia, non se ne parla. E intanto nel mondo sono tuttora aperti numerosi stabilimenti che lavorano la fibra d'amianto in modo letale. "Per questo - afferma Nicola Pondrano, segretario della Camera del lavoro di Casale ed ex operaio - il nostro processo serve a porre le condizioni per iniziare una battaglia globale nel vero senso del termine. Vogliamo fare in modo che paesi come il Canada la smettano di essere i più grandi esportatori al mondo di questo materiale e che potenze grandi ed emergenti come Cina e India non lo lavorino più, affinché quello che è successo in Europa, a Casale, non avvenga più nel mondo".
Nell'intera Unione Europea il 10 dicembre è stata organizzata una mobilitazione globale. Lo stesso giorno in cui, 61 anni fa, veniva adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che sancisce agli articoli 23 e 25 "il diritto a soddisfacenti condizioni di lavoro", "il diritto alla salute e alla sicurezza in caso di malattia…"
Oggi le fabbriche Eternit sono chiuse. Lo sono dal 1986, eppure gli esperti di mortalità per amianto affermano che la malattia, nei luoghi dell'esposizione, raggiungerà il suo apice nel 2020. Dopo 30 anni di latenza.
Al processo di Torino non sarà svelata la cura contro l'"Asbestosi", i familiari non potranno rivedere i loro cari deceduti se non nei documenti e nelle foto che attestano la terribile morte. Nessuna sentenza, per quanto giusta, potrà risarcirli. Ma un giusto processo (che qualcuno, vergognosamente, vorrebbe "breve" anche per le morti sul lavoro) e una giusta attenzione di giornali e televisioni servirebbero almeno a non vederli uccisi per la seconda volta.
Per quanto riguarda il mesotelioma, il tumore alla pleura causato dall'amianto, ho già scritto un post tempo fa.
lunedì 7 dicembre 2009
Appello al Presidente della Repubblica
Dal popolo " viola " pubblico volentieri questo appello che faccio anche mio:
Il dovere civile di ognuno di noi ci impone di rispettare e far rispettare la legalità e pertanto quanto scritto nella Costituzione della Repubblica Italiana.
La sua storia politica e il suo costante impegno istituzionale, sapranno leggere in queste semplici parole, la nostra profonda preoccupazione accompagnata da una ferma volontà di impedire la ben che minima deroga ad un principio fondante la nostra democrazia. Con osservanza."
Tutti sono pregati di diffondere questo appello sui propri blogs.
Lorenzo
venerdì 4 dicembre 2009
Costruiamo centri di cultura laica
Della cultura araba poco si sa, tranne che inventarono i numeri ( e vi sembra poco?).
Oggi molti dimenticano che esiste un importante mondo culturale laico arabo con cui è fondamentale costruire un ricco e proficuo dialogo. Dalla filosofia alla medicina e alle scienze.
Sono pochissimi i casi in cui vengono favoriti veramente gli incontri fra la cultura araba e quella occidentale. Un bell'esempio viene dalla Sardegna dove è stata aperta la prima biblioteca della cultura e civiltà araba.
In questi mesi non si è fatto altro che parlare di Islamismo.
Ricordo che l'Islam non è altro che l'applicazione dei principi musulmani nella costituzione di uno stato, tipo Arabia Saudita o Iran.
Quindi è errato chiamarla cultura islamica, o dire gli islamici.
E' come se a noi italiani ci chiamassero chierici o preti.
Un pò di chiarezza quindi:
1) gli islamici sono i fautori di uno stato religioso musulmano.
2) Gli arabi sono un popolo.
3) La loro religione è musulmana
4) La maggior parte degli stati arabi è laica e non vige nessuna legge islamica, gli stati arabi laici per eccellenza sono la Tunisia, il Marocco, l'Iraq, la Giordania e la Palestina, da qui il tentativo da parte di Al Qaida di islamizzare il popolo palestinese.
5) Gli iraniani, gli afghani e i pakistani non sono arabi.
Nella fase storica che si è aperta con l’11 settembre e l’invasione dell’Iraq, la questione dell’identità culturale assume un’urgenza particolare.
Detto ciò io ho sempre auspicato che si inizino a creare questo tipo di centri, uno scambio culturale, affinchè ci si possa conoscere per quello che siamo e non per quello in cui ci dicono di credere.
Lorenzo
giovedì 3 dicembre 2009
Cardini: la truffa della paura, ieri gli ebrei e oggi l’Islam
Da persona libera non posso che condividere questo articolo e questi principi di libero culto.
Vorrei però spostare il tiro sul fatto che preferirei si costruissero magari centri di cultura araba laici e non basarsi sempre sulla religione.
Ma questo sarà argomento di un mio prossimo post
Lorenzo
Preoccupazione in tutta Europa per il divieto alla costruzione di nuovi minareti in Svizzera. Il Vaticano fa propria la posizione dei vescovi elvetici per quello che viene definito «un duro colpo alla libertà religiosa e all’integrazione». Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è «un formidabile regalo all’islamismo più eccessivo». E mentre la Lega Nord si fa notare per l’ennesima provocazione (referendum anche in Italia, con la croce da aggiungere al tricolore), il grande medievista Franco Cardini accusa: disinformazione e pregiudizio, una miscela esplosiva da politici irresponsabili che cercano capri espiatori per sfuggire alla crisi.
«Un segnale molto grave», quello che viene dalla Svizzera. Intervistato da Cecilia Moretti per il newsmagazine della fondazione “Farefuturo”, Cardini cardinisostiene che quelli agitati dagli svizzeri sono semplici pretesti: «Gli ambienti si modificano col tempo e l’umanizzazione, per cui è illogico dire che il paesaggio svizzero non sopporta i minareti. Quando sono arrivati i romani, probabilmente agli elvezi le loro torri non piacevano; quando poi gli elvezi diventarono cittadini romani pagani, probabilmente non amavano i campanili».
Secondo Cardini, si svela così la pretestuosità della motivazione estetica contro le moschee: per non parlare dei «troppi e infami abusi edilizi che circolano». Altrettanto superficiale la presunta ragione simbolica, cioè il fatto che il minareto sia un emblema di egemonia musulmana: «Non mi pare che la monumentale sinagoga romana stia ad indicare che Roma è in mano agli ebrei, né che possa sembrare un’offesa alla religione dominante lì».
Il timore prinicipale, in realtà, è che la moschea possa diventare un luogo di aggregazione estremistica, una fucina di futuri terroristi. Accusa accettabile? No, risponde Cardini: è la legge che deve valere, «per qualsiasi luogo di ritrovo», non solo islamico, e possibilmente agendo contro la minaccia terroristica «senza umiliare un’intera comunità religiosa», negandole un simbolo importante. «D’altronde – aggiunge lo storico – non so come la prenderemmo noi cattolici se sua maestà britannica con la scusa islamche le chiese cattoliche possono essere un nodo di terrorismo nell’Ulster, e lo sono state, chiudesse tutte quelle che vi sono nella zona».
Il problema, accusa Cardini, è la paura. O meglio, «una paura artificialmente ipertrofizzata». Originata a livelli alti «da una volontà demagogica di servirsi di questo sentimento per scopi politici» e a livelli bassi da tre fattori fondamentali: «L’ignoranza, la disinformazione e il pregiudizio». Evidente, per Cardini, la strumentalizzazione in corso: «A promuoverla sono i circoli che stanno attorno alla Lega, alcuni gruppi di cattolici oltranzisti, alcuni settori di laiscisti estremisti, fautori di una desacralizzazione completa dell’Occidente, che vogliono colpire nell’Islam un gruppo religiosamente compatto». Per fortuna, il Vaticano si mantiene lontano dall’oltranzismo: «Se la Chiesa cattolica dovesse prendere una posizione anti-islamica, coerentemente ne dovrebbe prendere anche una anti-protestante, anti-ebraica, anti-buddista. E giustamente si guarda bene dal farlo».
È giusto affidare certi quesiti a un referendum, domanda Cecilia Moretti? No, taglia corto Cardini: troppo spesso il referendum nasce da chi ha bisogno di «sventolare lo spauracchio della maggioranza numerica», per fini «evidentemente di speculazione politica» secondo un meccanismo di pressione mediatica «che fa leva sulle paure della gente, alimentandole». missiliUn processo, avverte Cardini, «non meno violento di uno di tipo militare o squadristico».
E non è strano, continua la Moretti, che una risposta del genere venga proprio dalla Svizzera, da sempre un paese aperto al perseguitato e allo straniero? La Svizzera non è così accogliente, afferma Cardini: «Durante la seconda guerra mondiale è stato un paese aperto ai perseguitati chic. Apriva le porte volentieri quando si trattava di perseguitati eccellenti, il grande studioso, il grande intellettuale, il grande politico, ma il perseguitato normale lo rimandava anche tranquillamente indietro».
I manifesti che in Svizzera invitavano a votare contro il luogo di culto musulmano presentavano un affastellarsi di minareti come missili puntati verso l’Occidente. «Il paradosso – dice Cardini – è che questi stessi che hanno invitato con successo gli svizzeri a votare contro i minareti a forma di missile sono quelli che hanno invitato, con altrettanto successo, gli stessi svizzeri a costruire più missili e a venderli». Il referendum sui minareti è stato infatti abbinato a quello per l’abolizione del commercio di armi «a cui tutti i buoni cittadini svizzeri, sentendosi toccati sul portafoglio, hanno risposto di no».
Per Cardini «è chiaro il modello di società che emerge» dal voto elvetico. «L’islam, però, non è affatto un’ideologia anti-occidentale», avverte il grande studioso: «E’ una fede abramitica, sorella dell’ebraismo e del cristianesimo, ed è da sempre complementare rispetto al mondo occidentale». Secondo Cardini, l’Islam è anzi uno degli elementi costitutivi bin ladendella nostra stessa civiltà. «Noi abbiamo cominciato a leggere Aristotele perché ce l’hanno passato i musulmani».
Certo, sull’orizzonte incombe sempre un certo Osama Bin Laden. «Che nell’Islam ci siano anche correnti come Al Qaeda è un altro discorso», puntualizza Cardini. «C’è un terrorismo musulmano che va condannato e combattuto, però non soltanto con esercito, polizia, intelligence, ma anche combattendo alla radice tutte le ragioni che inducono persone, che molto probabilmente non sono peggiori di noi, a diventare terroristi, iniziando da sperequazioni e ingiustizie».
La prima delle quali, per esempio, sta nel negare diritti religiosi: «Il fondamentalismo agisce in realtà come un’organizzazione segreta». Aprire «centri regolamentati» come le moschee potrebbe favorirne il controllo. Divieti, emarginazione, demonizzazione: negare il diritto alle moschee significa proprio aiutare il terrorismo a far proseliti. Meglio allora procedere in direzione opposta, per esempio – come suggerito da Gianfranco Fini – chiedere che nei centri islamici nostrani la predica sia pronunciata in italiano, «garanzia che nessun imam predichi cose contro la legge».
Intanto, dalla Svizzera tira una gran brutta aria. «È indice del punto in cui è arrivata la notte e del vento di squilibrio che sta attraversando tutta l’Europa e tutto il cosiddetto Occidente», dice Franco Cardini al periodico di “Farefuturo”. «Avvertiamo il disagio e la crisi e andiamo a caccia di capri espiatori», grazie ad una «politica disonesta» che preferisce «pescare nel torbido», incurante dell’abisso nel quale la storia può sprofondare: «Oggi c’è il musulmano, come nell’Europa del Cinquecento la strega e nella Germania di Weimar l’ebreo» (info: www.ffwebmagazine.it).
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