venerdì 19 giugno 2009

La ragione come compito etico




Se l'illuminismo fosse solo una corrente di pensiero o il tratto tipico di un'epoca storica, la discussione potrebbe essere confinata nell'ambito delle dispute filosofiche.
Dopo avere definito lo stato di minorità da cui l'umanità deve uscire come "l'incapacità di servirsi del proprio intelletto", Kant attribuisce la responsabilità di tale minorità all'uomo stesso"quando la causa non risiede nell'intelletto stesso,ma dipende dalla mancanza di determinazione e di coraggio nel servirsene,appunto,senza la guida degli altri".
Quindi c'è una responsabilità a non essere illuministi, che non investe solo le sorti della conoscenza, ma la dignità stessa dell'uomo, che rinuncia a servirsi, proprio di ciò che lo distingue: l'uoso della ragione.
Con l'Illuminismo, il gesto filosofico diventa " gesto etico " e, per effetto di questa saldatura, l'illuminismo non è più solo la caratteristica di un'epoca storica, ma la prerogativa della condizione umana, che non può essere disattesa, se non al costo,come dice Kant " di violare e calpestare i sacri diritti dell'umanità".
E' quindi eticamente doveroso essere illuministi, non solo per salvaguardare l'autonomia del proprio giudizio,ma anche per garantire questa autonomia alle generazioni future,della ui libertà di pensiero siamo responsabili.
quanto basta per dire che l'illuminismo,quindi l'uso della ragione, non è una caratteristica di un'epoca, ma un dovereetico da trasmettere ogni volta che una religione, una visione del mondo, un'autorità, una propaganda tendono a far passare se stesse e i loro contenuti come verità assolute, a cui bisogna semplicemente aderire rinunciando ad indagare.
Questo è il messaggio dell'Illuminismo,non un semplice gesto filosofico, ma una carica di "doverosità etica",per l'emancipazione del genere umano.
La chiesa ,ovviamente è antiilluminista.
Tramite i suoi filosofi e teologi,ha lanciato,da qualche anno, una campagna contro quell'epoca.
Si può riscontrare in quelle tesi solamente una svalutazione dell'uomo.
A parer loro l'uomo è incapace di pervenire da sè a delle verità e quindi bisognoso di un indottrinamento, di una guida, o ,come diceva Kant "di tutori".
Socrate.d'altro canto,riteneva che l'uomo da solo,attraverso il dialogo, poteva cercare la verità tramite l'uso della ragione (come Kant del resto).
Questa è la differenza tra il metodo Socratico e il metodo Catechetico. Chi è persuaso di possedere la verità(i catechesi) ritiene che il compito sia quello di trasmetterla con modalità più o meno intolleranti a seconda delle epoche storiche.

Lorenzo

1 commento:

Miryam ha detto...

Certo l'Illuminismo ha permesso all'uomo di uscire dalla condizione di minorità.
Esso non è stato dunque solo una corrente ma una "rivoluzione" che ha dato all'individuo un nuovo orizzonte su cui costruire la propria formazione per il suo agire sociale.
Concordo con lei nel pensare che è un dovere essere illuministi per non dimenticare che è l'autodeterminazione dell'uomo a contare prima di tutto e a passare questi concetti ai giovani.
Credo che,oggi più che mai,questo sia un dovere sociale oltre che etico.
Il problema sorge sul come incanalare questi significati nei modelli culturali che stanno emergendo, con la dissacrazione di fatto del determinismo intellettuale.
Mi spiego meglio con un esempio.
L'altro giorno discutevo con un giovane in un'aula universitaria, un ragazzo vicino alla Laurea, il quale si lamentava di come oggi siamo messi.
Capiva che bisogna ricercare la propria strada attraverso le proprie aspirazioni e con i propri mezzi, ma era deluso profondamente dalla massa che, a suo dire,utilizza il potere, diventandone schiava, per la propria affermazione, concludendo che, oggi, si è costretti da eventi e modelli, a subire i cosiddetti "ricatti sociali".
Subentra allora la stanchezza e la "voglia" di assuefarsi.
La concezione illuministica allora, pur nobile e da perseguire, resta solo un miraggio, un passaggio teorico.
Cmq, complimenti per il suo post ed anche per il blog, davvero interessante.

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