Corrente artistica nata in Francia e affermatasi in gran parte dell’Europa nell’ultimo ventennio del XIX secolo, in piena consonanza con il movimento letterario simbolista.
Il simbolismo rappresentò per molti artisti una pietra miliare nell’evoluzione stilistica verso la modernità novecentesca, in particolare verso l’arte astratta e il surrealismo. Oltre a designare un movimento o una tendenza artistica storicamente determinati, il termine “simbolismo” viene tuttavia talvolta impiegato dalla critica in senso astorico, per indicare, in opere e autori di ogni tempo, tratti stilistici e intenti espressivi in senso lato riconducibili a un’arte simbolica, fondata cioè sull’uso più o meno trasparente del simbolo. Dal punto di vista ideologico, il simbolismo ottocentesco esprimeva la reazione a un mondo sentito come troppo materialista, prodotto dalla rivoluzione indusriale e irrefrenabilmente votato al progresso tecnico e alla ricerca del profitto. Alcuni simbolisti trovarono conferme filosofiche e teoretiche a questo atteggiamento di rifiuto nel pensiero di Schopenhauer e Bergson. Convinti assertori della libertà della creazione artistica, i simbolisti privilegiavano la visione soggettiva e l’immaginario individuale, prediligevano il sogno e le allucinazioni, si interessavano al lato misterioso delle cose, cercando le corrispondenze tra invisibile e visibile. In un certo senso un precursore dell'arte simbolica lo troviamo in Pelizza da Volpedo. Nato a Volpedo un piccolo centro della campagna alessandrina, Giuseppe Pellizza scelse di vivere lontano dalle capitali artistiche europee di fine Ottocento in un isolamento che rispondeva alla sua necessità di poter riflettere e operare in assoluta indipendenza. Nello stesso tempo, però, l'artista "si nutriva" di frequenti viaggi e soprattutto di continui scambi con i più importanti centri italiani che lo videro, di volta in volta, presenza significativa nelle maggiori rassegne espositive. Un profondo impegno critico connotò sempre la sua produzione consentendogli di raggiungere risultati di statura internazionale nell'ambito della tecnica divisionista usata anche come strumento flessibile e adatto a inverare contenuti via via più impegnativi nel rapporto col vero, e nella interpretazione simbolica della natura e della vita umana. La sua realizzazione più celebre è certamente Il Quarto Stato, opera di forte impegno sociale e di grandi dimensioni, cui l’artista dedicò dieci anni di sforzi e di fatiche non solo fisiche ma anche mentali e psicologiche, fino a che, come scriveva lo stesso Pellizza a Neera nel 1903, “potè essere quale io lo volli: un quadro sociale rappresentante il fatto più saliente dell’epoca nostra, l’avanzarsi fatale dei lavoratori…”.
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