sabato 14 agosto 2010

Blade Runner




Los Angeles, 2019.
Il cacciatore di taglie Deckard ( Harrison Ford) viene incaricato dalla polizia di rintracciare e uccidere un gruppo di replicanti ( lavori in pelle) Nexus 6 dalle forme umane, sfuggiti al controllo della Tyrrel Corporation che li ha costruiti. il capo dei ribelli è Roy ( Rutger Hauer), un replicante più forte è intelligente degli altri.
La Los Angeles del 2019 è, a dispetto del nome, un inferno, una città multietnica talmente priva di identità che utilizza addirittura una lingua locale incomprensibile formata dalla moltitudine delle parlate dei suoi abitanti.
Il caos e l'anarchia sono onnipresenti, come l'incessante pioggia e oscurità che sembrano avvolgere l'intero pianeta, ormai gravemente compromesso da un inquinamento irreparabile, metafora del generale malessere della sociatà odierna.
Tratto da un racconto di Philip Dick ( gli androidi sognano pecore elettriche?), il film è pieno di spunti tipici dello scrittore statunitense: una umanità irriconoscibile, la repressione poliziesca, il chiedersi del nostro passato, cosa è umano e invece no.
Anche qui la società è corrotta moralmente ed essere un poliziotto è un privilegio sociale, una società nella quale tutto tende a essere artificiale: piante, animali, amici, uomini. Ognuno pare vivere per sè, tentando di difendersi da un mondo sovraffollato che della eliminazione fisica vede la speranza per un pò di spazio vitale.
Ciò che colpisce maggiormente nel film, oltre agli effetti speciali e alle ambientazioni, è senza dubbio un'ansia di vita degli androidi, così simili agli uomini ma privi del diritto di essere liberi.
Questo tema era anche caro a un altro scrittore di fantascienza, Isaac Asimov, dove nel suo ciclo dei Robot pone quesiti interessanti proprio su cosa sia vita e cosa non lo sia.
Un mondo, quello di Blade Runner, che cerca di dimenticare il passato ( rappresentato da vecchi edifici fatiscenti) e perfino il presente con l'incessante offerta di una nuova vita sulle colonie extramondo. Sembra che solo i replicanti sentano l'esigenza di prove tangibili di un passato che possa giustificarne l'esistenza ( altro tema caro a Phillip Dick).
Fotografia, illuminazione, sonoro. ciascun elemento contribuisce a ottenere quel senso di oppressione, di minaccia, di angoscia esistenziale che avvolge luoghi e personaggi. Frutto di una ottima regia di Ridley Scott, uno dei più bravi registi tuttora esistenti.
La luce e il colore, innanzitutto. gli esterni presentano una dominante di tinte calde ( arancio, giallo, rosso ), in contrasto con gli interni dove dominano tinte più fredde.
Infine la parola, la componente verbale, svolge un ruolo fondamentale nel film, soprattutto per la sua assenza, o meglio una riduzione all'essenziale. I personaggi infatti sono più connotati dall'espetto visivo, i dialoghi non si sovrappongono mai, e mai viene spiegato lo stato d'animo degli umani mentre prevalgono i sentimenti degli androidi.
Deckart parla poco, addirittura nel confronto finale con Roy sui tetti assiste in silenzio all'epilogo, e dove viene detto il famoso monologo finale " Io ne ho viste di cose che voi umani....."


Anteprima
"La candela che splende il doppio del suo splendore, brucia in metà tempo... e tu hai sempre bruciato la tua candela da tutte e due le parti"
(Mr. Tyrrel)

Anteprima
"Non capivo perchè un replicante collezionasse foto. Forse loro erano come
Rachael: avevano bisogno di ricordi".


Anteprima
"Ho fatto cose... discutibili. Cose per cui il Dio della biomeccanica non mi farebbe entrare in paradiso".
"Sveglia! E' tempo di morire".
" Se solo tu avessi visto quello che ho potuto vedere io con questi tuoi occhi"
(Roy)
Anteprima
Sushi, così mi chiamava la mia ex moglie: Pesce freddo.
(Deckart)
Anteprima
"Più umani degli umani" è il nostro motto.
Tyrrel Co.



Lorenzo

1 commento:

Felinità ha detto...

Ri-miao Lorenzo ..... non so perchè, ma sospettavo che era questo il titolo misterioso, e insieme all'altro citatato è in cima alla mia lista d'amore filmico, come vedrai da me :
http://felinita.blogspot.com/2009/05/blade-runner.html
lo avevo scritto quando ancora non avevo forse creato un mio modo di parlare di cinema, d'altronde non so se potrei sentitizzarlo, ha tante di quelle cose di cui trattare sia come temi e riferimenti al libro, che alla cinematografia stessa. Lo amo intensamente nel racconto - come il libro pur nelle sue diversità - nelle atmosfere, nei personaggi, le frasi, l'ambientazione, tutto assolutamente.
Mi è piaciuto molto come ne hai parlato .....
Ti dirò che la prima edizione, anche se forzata dalla produzione rispetto a Scott, a me è piaciuta maggiormente, al di là del finale - geniale in fondo che alla fine la fuga dei due amanti anomali finisca immaginariamente all'Overlook Holtel di Kubrick - per quella voce off molto chandleriana / film anni '40 che connota ancor più il cacciatore d androidi in un futuro senza tempo. Un bacio Logosone filosoficfanascientifico miaa0000000000000

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