lunedì 27 aprile 2009
La nascita del "corpo anatomico"
Due idee chiare e distinte come voleva Cartesio, per il quale il termine " esistere" assume quei due noti significati per cui si esiste come cosa e come coscienza.
Come rex extensa e rex cogitans.
Ma siccome a pensare è solo la rex cogitans, si ottiene un corpo quale è concepito dall'intelletto e non quale è vissuto dalla vita, un corpo in idea e non in carne ed ossa.
Un corpo che ha un male e non che sente il dolore, un corpo anatomico e non un soggetto di vita.
Non importa se lo stesso Cartesio si accorse dell'errore, la storia fu tutto per il secondo, e del primo rimane solo una concezione ingenua, a volte religiosa.
L'uso del corpo come cosa è ben visibile al giorno d'oggi dove la tecnica lo usa per scopi innumerevoli, dalla pubblicità al trapianto di parti anatomiche fatte di silicone.
Anche il rifiuto della vecchiaia, vista come punizione, è il risultato della separazione fra corpo e mente.
La violenza sessuale ne è poi l'estrema considerazione.
In politica sociale l'uso del corpo (come forza lavoro) prevale sulle esigenze del
corpo-mente (umanizzazione ambiente di lavoro).
L'uomo di oggi risolve questo dilemma semplicemente non ponendosi queste domande.
In questo modo esse si sciolgono nella mente cogitans perchè distaccata dal corpo.
Al limite si pongono come effetto dello sguardo e non perchè emergono dalla natura delle cose.
domenica 26 aprile 2009
La faccia
Sono molto curioso di sapere che effetto vi fà questa faccia.
Dopo uno scambio di vedute con una persona, alla fine le impressioni erano opposte.
Io ho guardato più il lato estetico, l'altra persona invece più il messaggio, brutto in questo caso, contenuto.
venerdì 24 aprile 2009
Le ali della libertà
sono diventate troppo corte.
Sarebbe ora che riprendessero il volo verso quel disco del sole così tanto agognato.
Nessuna mano tenterà di ricacciarle indietro,
nessuna sorpresa alla stazione.
Libere,
come prima della lunga prigionia.
Sole che diventerà di nuovo luna.
La realizzazione di quella realtà finalmente accettabile,
così tanto voluta,
così tanto penata.
Accetto con dolore questo pensiero per lei tranquillizzante.
martedì 21 aprile 2009
Revisione legge 81 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
Un'altra notizia che sta passando quasi inosservata ( ieri Bruno Vespa ha fatto una trasmissione sulle creme di bellezza, ma intanto non è certo lui il mio punto di riferimento) è la revisione della legge 81 sulla sicurezza nei posti di lavoro.
Il governo sta introducendo un articolo, 15 bis, che deresponsabilizza il datore di lavoro e i dirigenti,
scaricando tutte le responsabilità sui lavoratori e le categorie più basse.
Tengo a precisare che siamo in pieno processo Tyssen a Torino e la legge in questione avrà effetto retroattivo.
Morale, qualche operaio morto nel rogo di Torino può essere dichiarato responsabile ed addirittura i famigliari pagare i danni, come ha confermato il Proc.della Rep. di Torino.
I Tg in questi giorni non ne hanno proprio parlato.
I giornali allineati ovviamente manco a parlarne.
Ma c'era il finale del grande fratello.
venerdì 17 aprile 2009
Quesiti referendari
Quando non si sa ancora ma ci andremo prima o poi.
Il primo e il secondo quesito prevedono premio di maggioranza alla lista più votata e innalzamento della soglia di sbarramento.
Il terzo quesito riguarda l'abrogazione delle candidature plurime in più di una circoscrizione per uno stresso candidato.
giovedì 16 aprile 2009
Virtual Line
Si chiama "virtual line".
E' un sito per noi istruttori .
Puoi chiederle quello che vuoi, ha sempre la risposta giusta.
Se la cerchi la trovi subito in linea, è li per me............e per altri 110.
Mi fa vedere anche dei filmati,mmmmmmmmmmm che belli, eccitanti, quindi mi parla pure.
Oggi mi ha parlato come superare segnali a via impedita!
Quell'"impedita", detto da quella bellissima voce mi ha fatto sognare.
Io devo imparare da lei, ho tante cose da scoprire di me stesso in questo modo.
Quanto ero ignorante! Un sacco di cose mica le sapevo!
Lei me le ha fatte scoprire, ed è sempre lì, a mia disposizione.
Non mentite.
l'amante virtuale l' abbiamo o stiamo per farcela tutti.
È una fase anche quella, come mettere i molari.
Perché quando siamo pronti per questa fase, una che ci dà corda la troviamo sempre.
Basta sapere che è una fase, appunto, e non farsi illusioni pericolose.
" Scritto in un momento di rabbia perchè Lei è capace di fare il nostro lavoro meglio di noi............virtualmente si intende"
"Il nostro destino esercita la sua influenza su di noi anche quando non ne abbiamo ancora appresa la natura: il nostro futuro detta le leggi del nostro oggi."
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Il mondo a domicilio
Se mi porto il mondo a domicilio come faccio a fare esperienza come " essere nel mondo"?
Questa domanda me la pongo dal momento che, tramite l'uso di internet, io posso vivere dappertutto tramite il computer.
Posso intrattenere relazioni, partecipare a discussioni, farmi coinvolgere sotto qualsiasi aspetto....stando seduto qui.
Ma è una vera esperienza??
La maggioranza pensa che questo " mondo" aumenti le interconnessioni tra individui, che molti valori tradizionali lasceranno il posto a dei nuovi, di matrice comunitaria ed elettronica.
Non ho nulla contro internet, come ho già detto in passato, questa è un'era che mi piace e mi sento a mio agio, mi muovo con disinvoltura.
Ma ci sono domande nuove da porsi, domande che fino a qualche anno fa erano inimmaginabili.
Qui infatti non si tratta di enfatizzare o demonizzare le enormi potenzialita' future dei mezzi di comunicazione, ma di capire come l'uomo profondamente si trasforma per effetto di questo potenziamento.
L'uomo puo' usare la tecnica come qualcosa di neutrale rispetto alla sua natura, senza neppure il sospetto che la natura si modifica in base alle modalita' con cui si declina tecnicamente.
L'uomo infatti non e' qualcosa che prescinde dal modo in cui manipola il mondo, e trascurare questa relazione significa non rendersi conto che a trasformarsi non saranno solo i mezzi di comunicazione, ma l'uomo stesso.
E cosi' sotto la falsa rappresentazione di un computer personale (personal computer), cio' che si produce e' sempre di piu' l'uomo massa per generare il quale non occorrono maree oceaniche, ma oceaniche solitudini che, sotto l'apparente difesa del diritto all'individualita', producono come lavoratori a domicilio beni di massa e consumano come fruitori a domicilio gli stessi beni di massa che altre solitudini hanno prodotto.
Cio' comporta un capovolgimento tra interiorita' ed esteriorita', e piu' in generale tra interno ed esterno.
Se un tempo la famiglia era l'"interno" in cui si scambiavano quei tratti affettivi d'ira e d'amore e piu' in generale quella liberta' espressiva che occorreva contenere fuori all'"esterno", oggi, grazie alla diffusione della tv sempre accesa, la famiglia e' il luogo in cui e' di casa il mondo esterno, reale o fittizio che sia.
La casa reale, con le sue quattro mura e i suoi quattro mobili, e' ridotta a un container per la ricezione del mondo esterno via cavo, via telefono, via etere, e quanto piu' il lontano si avvicina, tanto piu' il vicino, la realta' di casa, quella familiare, si allontana e impallidisce.
Questi sono nuovi interrogativi a cui dobbiamo dare delle risposte.
mercoledì 15 aprile 2009
Come un angelo senza ali
"E' un amore incontenibile il mio"
Mi ha cambiato, mi ha reso diverso.
Forse migliore in certe cose,forse peggiore in altre,
ma mi ha cambiato.
Quello a cui ero destinato è ormai lontano.
La nuova realtà prenderà il sopravvento.
Lo psicologo farà bene il suo lavoro, glielo lascerò fare.
Starò tranquillo e lo metterò a suo agio, glielo lascerò dire.
Penserà " ma che bravo paziente",glielo lascerò pensare.
Realtà masticata, che ha il sapore del rigurgito.
Realtà consumata, che sa di sangue amaro.
Realtà che ha portato la libertà ad altri....liberando quei cardellini ,con le ali semi-atrofizzate, in un volo magico al di là della luna e del tempo.
Questo è il mio sorriso.
Queste erano le mie ali.
domenica 12 aprile 2009
Questa maledetta Pasqua
Un viaggio che non ha ritorno, perchè non mi porta da dove sono venuto.
Ero partito con un speranza, ora sto tornando nel buio.
Il mio buio è fatto di crisi di panico, di inappetenza ma, soprattutto, di solitudine.
Ironia della sorte la stessa Pasqua di 4 anni fa. Anche allora, iniziavo ad abitare da solo , ho visto lo stesso buio.
Iniziava allora un tragitto, un nero sentiero fatto di crisi forti, notti insonni, pianti in solitudine.
Come adesso.
Ho nuovamente implorato con un SMS : "per favore fammi tornare", "fammi vedere la speranza che posso farcela". Nulla.
Ma è un nulla senza colpa,senza vendetta. E' un nulla perchè c'è disperazione anche dall'altra parte.
Allora ero solo....ora non ho nemmeno più me stesso.
Lorenzo
mercoledì 8 aprile 2009
The last love
Questa è una nostra sciocca vanità.
Io ho altri desideri.....essere l'ultimo amore di lei.
martedì 7 aprile 2009
lunedì 6 aprile 2009
Un esempio di morale cattolica
Un esempio di morale cattolica riguardante l'uso dei profilattici:
Città del Vaticano, 22 mar. (Adnkronos) - Benedetto XVI ha smascherato la menzogna ideologica del preservativo affermando che non è questo lo strumento per combattere l'Aids. E' quanto afferma l'Osservatore romano in difesa del Pontefice che ha negato l'utilità del condom per combattere la diffusione della malattia.
''Molti Paesi occidentali - scrive il quotidiano vaticano - non vogliono riconoscere la verità delle parole dette da Benedetto XVI sia per motivi economici, i preservativi costano, mentre l'astinenza e la fedeltà sono ovviamente gratuite, sia perché temono che dare ragione alla Chiesa su un punto centrale del comportamento sessuale possa significare un passo indietro in quella fruizione del sesso puramente edonistica e ricreativa che è considerata un'importante acquisizione della nostra epoca''.
''Il preservativo - spiega Lucetta Scaraffia nel suo editoriale sull'Osservatore Romano, in edicola ieri - viene esaltato al di là delle sue effettive capacità di arrestare l'Aids perché permette alla modernità di continuare a credere in se stessa e nei suoi principi, e perché sembra ristabilire il controllo della situazione senza cambiare niente. E' proprio perché toccano questo punto nevralgico, questa menzogna ideologica, che le parole del Papa sono state tanto criticate''.
Aria pulita
Non basta parlare di aria pulita, bisogna averla intorno a noi.
Come quando si guarda un quadro, bisogna far uscire il concetto dalla cornice, espanderlo in modo che entri dentro di noi.
L'etica laica è come quell'aria pulita e quel quadro.
La ragione umana è la sua cornice.
L'uomo ne è il soggetto, noi ne siamo la sua espansione......
Lorenzo
La laicità dello stato
E' una parola di derivazione greca,Laikòs, che significa bene comune, fra la gente, che appartiene alla gente.
Bene comune è quando uno stato si fa carico delle istanze di tutti.
Ecco quindi cosa è lo stato laico. Nulla di più.
Perchè più della metà degli italiani è inorridita da ciò?
In Italia il problema si propone a causa della sudditanza del mondo politico nei confronti di persone della chiesa cattolica.
Quando vedo politici italiani genuflettersi nei confronti di questi uomini io mi chiedo sempre: dove è lo stato?
Il politico deve fare le istanze di tutti,non le istanze di un principio di fede.
Quindi lo stato,i nostri rappresentanti, non sono laici,non fanno gli interessi di tutti,si genuflettono ad una idea al di fuori dell'uomo, appunto non laica.
I politici cattolici si rifanno poi ad una morale che proviene dalla chiesa,quindi ad un volere superiore che non è l'uomo,il fine non è l'uomo.
Ecco perchè la politica italiana non è mai riuscita a darsi una morale LAICA .Perchè crede di essere incapace di farlo da sola, facendolo avrebbero urtato la morale superiore.
Abbiamo una morale senza una base di ragione umana,non laica, non nostra,non dipendente dalle leggi che l'uomo potrebbe darsi e che ha, ad esempio nella carta universale dei diritti.
In Italia siamo estranei a questa carta, non la conosciamo,non si studia a scuola,mentre si studia religione; la nostra cultura non lo permette perchè abbiamo una morale superiore che proviene dalla chiesa, da una entità superiore all'uomo........e come tale la vita ha un valore diverso,un fine diverso.
Kant diceva : " non intendere mai la vita come un mezzo ma solamente come un fine".
Per noi la vita è il mezzo della redenzione per il paradiso, il fine è solo la morte voluta dall'essere superiore....ecco perchè Eluana è oggetto si scandalo per il mondo politico cattolico.
Quello che io vedo nelle adunate di massa in Piazza San Pietro o nei grandi meeting cattolici non è fede, è bisogno di appartenenza.
Queste persone manifestano il loro senso di appartenenza, quindi fanno politica.
Il partito democratico ha all'interno due anime, una laica e l'altra cattolica,alla luce di quanto ho detto prima mi chiedo come fanno a stare insieme?
Cosa dirà, il mio partito, quando si dovranno risolvere dando risposte ai grandi problemi etici che questo secolo ci chiede di risolvere?
Aborto, bioetica, coppie di fatto, testamento biologico,eutanasia, queste sono le nuove sfide, perchè ancora oggi non abbiamo dato una risposta basata sull'etica, ma solo su un referendum.
Ai tempi di Galileo la sfida era sulla fisica, e la chiesa,allora ha dato la sua risposta.
Oggi la sfida si chiama BIOLOGIA, che dà la forma a tutte le scienze, e siamo molto in arretrato sulla comprensione di questa scienza( intendo comprensione etico-filosofica).
Il perchè di questa arretratezza sta nella genuflessione dei nostri uomoni di stato nei confronti della chiesa.
La nostra etica è basata sull'immutabilità della natura, una concezione ottocentesca. Ora la natura, è stato dimostrato. è mutabile, manipolabile.
Possiamo quindi usare gli stessi principi per giudicare il nostro tempo se si rifanno ad una natura immutabile che oggi più non è?
Queste sono le sfide di oggi, queste sfide vanno accettate dalla politica laica, fatte loro dando risposte, rifondando nuovi principi etici.
Perchè quella di oggi arranca.
La chiesa dal canto suo lo ha già fatto, dichiarando l'immutabilità della fede e la supremazia della fede sull'uomo.
Ma io mi sento diverso da loro.
sabato 4 aprile 2009
Rompicoglioni leggendario
"Se è vero che chiunque può, con un minimo sforzo, diventare un rompicoglioni, solo pochi, pochissimi eletti sono in grado di assurgere al ruolo di Rompicoglioni leggendario. Per essere degni di questa carica, spesso gli adepti studiano per anni, fanno lunghissimi tirocinii negli uffici del comune (imparando così a sfruttare la burocrazia per mettere i bastoni tra le ruote al prossimo), imparano a memoria film come Il rompiscatole di Jim Carrey e Mamma ho perso l'aereo, mangiano solo aglio e cipolle (l'alito aiuta non poco) e, alla fine, devono superare un segretissimo esame. Alla fine di tutto questo, sono finalmente pronti per andare in giro per il mondo ad ammorbare il prossimo. Il Rompicoglioni leggendario ha una CFP che supera la capacità di conteggio degli strumenti a nostra disposizione; al suo apparire i Jedi dicono "Sento un fremito nella forza!" e scappano, mentre gli individui più deboli crollano a terra al solo vederlo, incapaci di sopportare il peso dei propri testicoli."
venerdì 3 aprile 2009
I limiti li deve stabilire la filosofia
E.Severino
mercoledì 1 aprile 2009
Nella Gabbia
Nella Gabbia (In The Cage)
C’è allegria nel mio stomaco
Come se avessi cullato il mio bambino per farlo addormentare
C’è allegria nel mio stomaco
E non riesco a trattenermi dal dormire
Dormire profondamente
Una superficie dura preme sulla mia pelle
Liquidi bianchi diventano acidi dentro
Diventano veloci – diventano acidi
Diventano dolci – diventano amari.
Devo convincermi che non sono qui
Sto affondando in una paura liquida
Imprigionato in una forte compressione,
La mia alterazione mostra ossessione
Nella grotta
Fatemi uscire da questa grotta!
Se mantengo l’autocontrollo
Avrò l’anima salva
E le credenze infantili
Portano conforto per un attimo
Ma il mio cinismo subito ritorna
E la scialuppa brucia
Il mio spirito non impara proprio mai
Stalattiti, stalagmiti
Mi rinchiudono, mi bloccano
Le labbra sono secche, la gola è asciutta
Mi sento come se bruciassi, lo stomaco si contorce
Sono vestito con un costume bianco
Che riempie il resto della stanza
Il corpo stiracchiato, sento lo squallore
Nella gabbia
Fatemi uscire da questa gabbia!
Nel bagliore della luce
Mi appare una strana visione
Di gabbie unite a formare una stella
Nessuno può andare molto lontano
Tutti legati alle loro cose
Sono intrappolati dai loro legami
Liberi solo di agitarsi nel ricordo delle loro ali ormai consumate
Fuori dalla gabbia vedo mio fratello John
Si guarda attorno molto lentamente
Grido “Aiuto” prima che se ne vada
E lui mi guarda senza emettere un suono
Io urlo “John, ti prego, aiutami!”
Ma lui neanche tenta di parlare
Sono impotente nella mia rabbia disperata
Ed una silenziosa lacrima di sangue gli scivola giù per la guancia
E lo vedo voltarsi di nuovo ed abbandonare la gabbia
La mia piccola speranza di fuga
Nella trappola sento la cinghia
Che mi stringe ancora, stringe per uccidere
Le speranze che io possa farcela diminuiscono
Nella camicia di forza imbottita.
Proprio come nella ventiduesima strada
Quando mi presero per le mani e per i piedi
La pressione aumenta, non ce la faccio più
La testa satura, le orecchie che rombano
Nel dolore
Fatemi uscire da questo dolore
Se potessi diventare liquido
Potrei scivolare tra le fessure della roccia
Ma sono solido
E questa è la mia disgrazia
Ma fuori John scompare e la gabbia si dissolve
E senza alcun motivo il mio corpo inizia a girare
Continua a girare
Continua a girare
Gira intorno
Ruota intorno
Kant e la metafisica aristotelica
Per Aristotele la scienza la si pensa, non la si fa: questo presupposto comincia a scricchiolare con Ruggero Bacone per poi crollare definitivamente ai tempi della Rivoluzione scientifica. In Occidente – è stato notato – penetra prima la figura del filosofo e solo secondariamente quella dello scienziato, tanto più che le stesse basi scientifiche trovano una loro prima fondazione in sede filosofica (così è per l’atomismo o per l’infinità dell’universo): questa priorità della filosofia si riverbera su Aristotele stesso, che in Occidente penetra primariamente come filosofo e solo successivamente (grazie alla mediazione araba) come scienziato.
L’arrovellante quesito che egli si pone è: ti to on; "che cosa è l’ente?", ma anche "perché l’ente?".
Tutte le cose sono, ma di alcune devo domandarmi che cosa sono, interrogandomi sul loro essere (sulla loro ousia); nella Repubblica Platone mette ben in luce come si tratti di un qualcosa che sta al di là dell’essere; ma l’ambiguità che caratterizza il pensiero platonico (e che invece manca in quello aristotelico) risiede nel fatto che egli, ogni qual volta si trovi in difficoltà, ricorra ai miti: così nel Fedro, anziché dirci che cosa sia l’anima, ci racconta il mito della biga alata, mito che, per quanto suggestivo, anziché risolvere il problema lo aggira abilmente.
Dal canto suo, Aristotele non è ambiguo e non si abbandona all’invenzione di miti (fatta eccezione per quei dialoghi giovanili in cui l’influenza platonica era ancora predominante), bensì preferisce affidare la propria esposizione filosofica alla trattazione compiuta e sistematica; non è un caso ch’egli consideri piuttosto negativamente la dialettica (tenuta in grande considerazione da Platone), alla quale rimprovera una congenita inconcludenza: se per Platone non è possibile definire incontrovertibilmente che cosa sia la giustizia e, in forza di ciò, l’unica via percorribile consiste nell’accordarsi reciprocamente sul che cosa essa sia (in ciò sta appunto l’esercizio della dialettica), per Aristotele un discorso di questo tipo può valere esclusivamente in sede etica, là dove nel definire il bene non si può far altro che accordarsi.
In tutti gli altri casi la dialettica è messa al bando, poiché poggiante sul falso presupposto che non si possano pienamente conoscere le cose.
Detto ciò non bisogna vedere il tentativo di Kant come negazione dei principi aristotelici, ma come tentativo (ben riuscito nella critica della ragion pura) di togliere una sorta di paternità alla teologia cattolica di interpretare Aristotele a suo uso e consumo.
Sul vero e sul falso
Aritotele (Sull'interpretazione 1, 16 a9 -- 17 a7).
Io e la mia terra
Questo brano è tratto da Baudolino, scritto da U.Eco
Rispecchia un po' lo spirito alessandrino e la nostra città, una città sonnacchiosa, calma e a volte noiosa, ma piena di personaggi simili, capaci di raccontare storie che a volte diventano STORIA.
Lo scrittore è uno di noi.
In questo pezzo ho capito come siamo fatti, e finisce che vivere fra la nebbia e in un luogo senza passioni, senza miti e con poche leggende non è più fonte di sofferenza.Certo, ho sognato di vivere a Parigi o a Lyon ( la Francia mi ha sempre esercitato una attrazzione anche intellettuale), di percorrere le stesse strade di Sartre, di leggere Lacan in un cafè parigino, aspirando a luoghi più magici e coinvolgenti.
Era poco sopportabile vivere in una città di pianura piatta e umida ,prevedibile come Alessandria.
Ma questo libro mi ha cambiato, ci ha dato una via di uscita,una spigazione , una chiave di interpretazione.
Ricordo alla presentazione, nella sala del comune, di questo libro. U. eco ci disse: "..... Baudolino è stato scritto con una strizzatina d'occhio per voi alessandrini....."
Cosa voleva dirci?
La risposta sta nel suo modo di parlarci, sia come baudolino che come scrittore, una risposta puntuale,sorprendente, perchè leggendo il libro è come se si allargassero gli orizzonti, una schiarita fra la nebbia sempre presente. Eco era tornato nella sua città per parlare dei suoi libri e non a raccontare la sua alessandrinità,come molti avrebbero sperato. ma con grande miopia i molti non si sono accorti che spesso Eco ha parlato di Alessandria,anche quando non sembrava, ha parlato tramite le fantasie di Baudolino, le sue gesta, dicendoci che il mondo basta volerlo è aperto a tutti e poco conta dove abbiamo casa.
Ci mette anche in guardia, guai diventare falsari della storia e delle origini, il mondo alla fine potrà crederci, diventando così il nostro sogno il più pericoloso di tutti.
Ci dice anche che la nostra ironia dissacrante( noi alessandrini siamo maestri) è una forza capace di esorcizzare tradizioni cristiane, le credenze cattoliche, potere temporale, imperatori.
Conta anche quello che abbiamo dentro e quello si forse dipende anche dove siamo nati, gli usi della nostra terra, l'odore delle cose intorno a noi.
Ricordo un passo finale del Nome della rosa, sempre dello stesso autore:
" Ormai l'abbazia era condannata. quasi tutti i suoi edifici raggiunti dal fuoco.
Salve rimanevano le parti non edificate, l'orto, il giardino davanti al chiostro..................."
L'abbazia e la biblioteca, simboli dell'uomo, cultura e Dio, del semiotico e del culturale,si dissolvono, ma l'orto e il giardino no, ossia la natura, la terra natia, l'indecifrabile.
Ecco perchè conta da dove veniamo, forse è l'unico inizio per sapere dove andremo.