"........Ma non credere che ti rimproveri. Se tu vuoi diventare uomo di lettere, e scrivere magari un giorno delle Istorie, devi anche mentire e inventare delle storie, altrimenti la tua Istoria diventerebbe monotona. Ma dovrai farlo con moderazione. Il mondo condanna i bugiardi che non fanno altro che mentire anche sulle cose infime e premia i poeti, che mentono soltanto sulle cose grandissime....."
Questo brano è tratto da Baudolino, scritto da U.Eco
Rispecchia un po' lo spirito alessandrino e la nostra città, una città sonnacchiosa, calma e a volte noiosa, ma piena di personaggi simili, capaci di raccontare storie che a volte diventano STORIA.
Lo scrittore è uno di noi.
In questo pezzo ho capito come siamo fatti, e finisce che vivere fra la nebbia e in un luogo senza passioni, senza miti e con poche leggende non è più fonte di sofferenza.Certo, ho sognato di vivere a Parigi o a Lyon ( la Francia mi ha sempre esercitato una attrazzione anche intellettuale), di percorrere le stesse strade di Sartre, di leggere Lacan in un cafè parigino, aspirando a luoghi più magici e coinvolgenti.
Era poco sopportabile vivere in una città di pianura piatta e umida ,prevedibile come Alessandria.
Ma questo libro mi ha cambiato, ci ha dato una via di uscita,una spigazione , una chiave di interpretazione.
Ricordo alla presentazione, nella sala del comune, di questo libro. U. eco ci disse: "..... Baudolino è stato scritto con una strizzatina d'occhio per voi alessandrini....."
Cosa voleva dirci?
La risposta sta nel suo modo di parlarci, sia come baudolino che come scrittore, una risposta puntuale,sorprendente, perchè leggendo il libro è come se si allargassero gli orizzonti, una schiarita fra la nebbia sempre presente. Eco era tornato nella sua città per parlare dei suoi libri e non a raccontare la sua alessandrinità,come molti avrebbero sperato. ma con grande miopia i molti non si sono accorti che spesso Eco ha parlato di Alessandria,anche quando non sembrava, ha parlato tramite le fantasie di Baudolino, le sue gesta, dicendoci che il mondo basta volerlo è aperto a tutti e poco conta dove abbiamo casa.
Ci mette anche in guardia, guai diventare falsari della storia e delle origini, il mondo alla fine potrà crederci, diventando così il nostro sogno il più pericoloso di tutti.
Ci dice anche che la nostra ironia dissacrante( noi alessandrini siamo maestri) è una forza capace di esorcizzare tradizioni cristiane, le credenze cattoliche, potere temporale, imperatori.
Conta anche quello che abbiamo dentro e quello si forse dipende anche dove siamo nati, gli usi della nostra terra, l'odore delle cose intorno a noi.
Ricordo un passo finale del Nome della rosa, sempre dello stesso autore:
" Ormai l'abbazia era condannata. quasi tutti i suoi edifici raggiunti dal fuoco.
Salve rimanevano le parti non edificate, l'orto, il giardino davanti al chiostro..................."
L'abbazia e la biblioteca, simboli dell'uomo, cultura e Dio, del semiotico e del culturale,si dissolvono, ma l'orto e il giardino no, ossia la natura, la terra natia, l'indecifrabile.
Ecco perchè conta da dove veniamo, forse è l'unico inizio per sapere dove andremo.
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