lunedì 22 marzo 2010
Il diniego collettivo
Stanley Cohen è un professore di sociologia presso la London School of Economic and Political Science. Egli ricorda un episodio di quando era ragazzino e viveva a Johannesburg insieme alla sua famiglia.
Una notte d'inverno mentre era al caldo sotto le sue coperte ,vide un negro dalla finestra al servizio della sua famiglia, fuori al freddo, con il bavero alzato tutto intirizzito.
La mattina seguente chiese a sua madre il perchè di quello stato di cose, dove fosse la sua famiglia e se stesse patendo le medesime pene. La madre rispose " stai diventando troppo sensibile".
Dopo qualche anno, studente in Inghilterra alla facoltà di sociologia, riprese a domandarsi di quell'episodio, e si chiese: Ma i miei genitori vedevano quello che vedevo io? Oppure vivevano in una dimensione diversa dalla mia con una percezione della realtà differente?
Con queste domande, e molte altre ancora, intraprese la via della ricerca sulla percezione della realtà, influenzata dai modelli culturali e sociali e chiamò questa branchia della sociologia" la Sociologia del Diniego".
Quale meccanismo induce la gente a negare come se non sapesse ciò che si sa? Non è questa forse la prima radice, e forse la più profonda, dell'immoralità collettiva? La stessa che fece dire, a chi risiedeva nelle vicinanze dei campi di concentramento in Germania, che non sapevano nulla di quanto accadeva all'interno?
Per conservare se stesso il proprio IO rimuove, nega, nelle forme più svariate e ipocrite, l'esistenza di ciò che esiste e per giunta si conosce.
Questa forma di diniego ha ora, in Italia, una forma collettiva, presa da esempio dal capo del governo, il quale nega e anzi rigetta alla controparte, colpe prettamente della sua persona.
Chi si comporta in questo modo vede nemici dappertutto, vede minata la sua figura, la sua integrità e, a volte, pure in buona fede. Un malato insomma.
Spesso, io penso, che il diniego collettivo assuma forme invisibili, direi perchè accettare da tutti ormai. Frasi del tipo : meglio chiudere un occhio, guardare da un'altra parte, oppure peggio ancora sperare in un aiuto esterno per fare quello che può fare ognuno di noi quotidianamente.
Spesso decidiamo di non fare caso a certe informazioni, a volte non sappiamo nemmeno più se le accettiamo o le escludiamo.
Ma il più delle volte le assorbiamo rimanendone passivi, come le ultime uccisioni di ragazzi nelle carceri o nelle caserme dei carabinieri. E più l'atto politico è cinico, calcolato ed evidente, il nostro diniego, quello che si muove tra consapevolezza e inconsapevolezza, è disastroso, perchè toglie ogni speranza a una possibile reazione e inversione del corso degli eventi.
Ci vollero 80 anni perchè il massacro di un milione e mezzo di armeni da parte dei turchi fosse riconosciuto dalla comunità internazionale, nonostante i fatti fossero minuziosamente riportati e documentati. Molti hanno sempre negato, i più erano convinti che non fosse mai successo.
Per la cronaca USA, Israele e ovviamente Turchia, continuano a non riconoscere il genocidio.
Per catturare Osama Bin laden gli americano hanno già ucciso 5000 afghani, un prezzo da pagare per la libertà hanno risposto.
Il linguaggio è un alleato formidabile al diniego : " non è successo niente" " la crisi è nella mente della sinistra"" non sarebbe potuto accadere senza che lo sapessimo"" la colpa di tutto questo è dei magistrati", interpretando spesso sostantivi che significano violenza con sinonimi di comodo, e viceversa a seconda dell'uso.
Ed ecco che allora il massacro civile diventa un danno collaterale, la pulizia etnica diventa scambio di popolazioni, una tortura pressione fisica.
Ma il gioco del diniego non è terminato, il buio nel quale siamo tutti caduti non è ancora finito.
Spesso neghiamo fatti quando essi non si interpellano a noi stessi.
Ed ecco che il problema degli immigrati, come per gli ebrei ieri,riguarda soltanto loro stessi; il problema della mafia riguarda solamente i mafiosi e i siciliani e non tutti gli italiani.
Elementi di disturbo della pace interiore, questo pensiamo. E per difenderci distorgiamo la realtà, come fece la madre del Dott. Cohen, sicuramente una ottima e amorevole madre.
Lorenzo
PS:
E con questo, il 530esimo post, finisce la mia avventura nel mondo dei blog.
Come preannunciai, questa volta prenderò davvero congedo.
E' stato davvero un piacere conoscervi e conversare con voi, ho conosciuto tutte persone fantastiche e tutte mi avete donato qualcosa che rimarrà sempre nel mio cuore.
Grazie davvero a tutti.
Non risponderò ai commenti ma lo spazio rimarrà sempre aperto per chi volesse intervenire e, soprattutto, per dimostrare quali persone fantastiche hanno commentato qui, visto che io ho sempre ritenuto questo blog sia mio ma anche di tutti voi.
Lorenzo
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2 commenti:
Non puoi farci questo!!!! Non dopo questo bellissimi post!... Tanti auguri Logos, è stato un piacere conoscerti!
Lorenzo rispettto naturalmente la tua scelta, è un tuospazio e devi scegliere, tu, e mi piace che rimanga aperto per riossigenarsi ogni tanto. Ma mi adddolora non vederti pubblicare ancora, sei una voce interessante, avvincente, che può far riflettere, dialogare, anche dibattere. E' il tuo mondo, ma era bello che fosse anche un po' il nostro. Un bacio e spero arrivederci a presto, se non qui in giro per blog e luoghi altri sempre miiiiaaaoooo
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