giovedì 27 maggio 2010

Nostri fantasmi


Purtroppo non c'è nessuna legge che tuteli i figli ( quando non sono più in tenera età) dalla devastazione dei genitori quando questi diventano dipendenti da loro per cause di salute.
Ovviamente una tal legge non può esistere, semmai la società deve farsi carico, tramite il servizio sanitario, della loro custodia e mantenimento. Ma ciò non succede , almeno per chi ha un reddito normale.
Eppure, fra noi, esistono persone, più o meno sole, che si fanno carico di questo problema, pagando un prezzo molto alto soprattutto a livello psicologico.
Dobbiamo forse prendere lezioni di addio?Io penso proprio di no.
Il " naturale interesse" che hanno avuto i nostri genitori per noi deve essere in qualche modo ri-dato a loro proprio sotto forma di " interesse" per la loro situazione. E' una condizione in cui la maggior parte dei figli si sente di assumere.
Esite però, nella nostra società, una visione " caritatevole" di questo atto di amore dei figli verso i genitori, una sorta di dovere, in nome appunto della carità, a cui i figli devono obbedire, pena il cadere nel peccato.
Questa è una visione " materialista" che la cultura cattolica ha della vita, dal momento che la visualizza esclusivamente come evento biologico, produce quei sensi di colpa che una persona non confessa, ma inevitabilmente prova quando si augura che " la grande quercia" muoia per concedere un pò di luce e un pò di vita alle pianticelle che ha generato.
Questo è un sentimento invece che uno ha tutto il diritto di permettersi, a meno che non si consideri il diritto alla propria vita secondario rispetto a quello del genitore.
Parlando sempre secondo la morale cattolica, il Vangelo ci dice di amare il prossimo come noi stessi, lo ritengo giusto, anche se penso che molte altre morali più laiche dicano la stessa cosa, però il Vangelo non ci dice di amare il prossimo di più che noi stessi, quindi è lecito avere certi pensieri.
Ovviamente ciò non ci consente di passare alle vie di fatto, cioè abbandonare il genitore indigente, ma neppure farsi sensi di colpa per l'altro senso.
La vecchiaia spesso non è saggezza, come certa letteratura ci vuole far credere.
Nella cruda realtà spesso è devastazione del proprio corpo e in quello dei figli come conseguenza.
Ecco perchè io, in altri post, ho parlato del " diritto ad una buona morte". L'ho fatto per sè ma anche per chi vive intorno a certe situazioni.
Io non ho la soluzione a questo problema, ma so per certo che sperare di non soffrire sia i genitori che i figli sia un diritto sacrosanto.
Il diritto per un figlio di rimettere nel suo corso la natura, la quale prevede che i genitori " si congedino" , è un diritto naturale affinchè possano avere una vita che non sia solo quella consentita all'ombra della grande quercia che non lascia filtrare un solo raggio di sole.
Quindi tutto ciò che è compromesso fra il bisogno del genitore e il diritto del figlio a mio giudizio è lecito, non lasciando quindi che si costruisca un muro alle nostre emozioni e alla nostra naturale voglia di vivere.
Io trovo questo più dignitoso per tutti.

Lorenzo

" La caratteristica di una vita morta è di essere una vita di cui l'altro diventa il guardiano" J.Paul Sartre

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