domenica 20 settembre 2009

Amore come rimedio alla lacerazione dell'anima



Leggendo il Simposio di Platone ho scoperto che non bisogna leggerlo in modo " platonico", sognatore. Non bisogna bearsi delle belle frasi, delle splendide intuizioni, non bisogna leggerlo con gli occhi di un " cristiano". Un esempio è la descrizione di uomo e donna paragonati alla mela divisa a metà che si cercano in continuazione, tutti pensano che sia una bellissima intuizione, invece è una sofferenza mortale, Platone lo sa.
Bisogna invece leggerlo cercando di capire tutto quello che ha voluto dire in questi splendidi dialoghi.
Platone parla dell'anima in tutti i suoi libri, ma guarda più in alto. I problemi che gli stanno a cuore sono quelli della dicibilità e indicibilità, quindi le regole della ragione e gli abissi della follia. E quando si torna in mezzo agli uomini la verità è sempre un compromesso fra follia e ragione, vuoto e pieno, eros e thanathos, Penia e Poros, Urania e Pandemia; un "demone" insomma.
In un passo interessante dice " Gli amanti che passano la vita insieme non sanno dire che cosa vogliono l'uno dall'altro. Non si può certo credere che sia solo per il commercio dei piaceri carnali essi provano una passione così ardente a essere assieme. E' allora evidente che l'anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace di dire, perciò la esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio."
Cosa l'anima riesce e non riesce a dire dell'amore? Ancora non lo so, l'amore appartiene all'enigma e l'enigma all'indicibilità.

Forse davvero l'amore è il rimedio concesso agli uomini per lenire le loro lacerazioni.

Lorenzo

1 commento:

logos nella nebbia ha detto...

Ti amo tantissimo M.e non smetterò mai di farlo

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