domenica 11 ottobre 2009

La Follia



Io penso che la follia non sia spiegabile, se non filosoficamente, nella sua interezza.
Perchè bisogna darle un senso e non soltanto " curarla", cioè spiegarne i sintomi da un punto di vista medico.
Pochissimi hanno cercato di darle una collocazione nella nostra vita, un posto al di fuori del razionale ove collocarla e individuarla.
A mio parere esistono due tipi di follia, quella al di fuori della ragione, dove ogni gesto o parola diventa non senso; l'altra la colloco prima della ragione, dove regna il caos, dove nessuno ha ancora osato guardarci dentro e dove esiste l'incommensurabile, l' ignoto.

Perché la follia sta diventando solo una faccenda medica e non più un evento umano?
Perché la
categoria della "malattia" deve occupare tutto lo spazio, fino a oscurare la profonda parentela che esiste tra l'eccesso dell'anima e la sua normale condizione?
Perché subito un medico o un
farmaco quando la malinconia di un adolescente o la sua angoscia, almeno all'inizio, stanno implorando solo un po' di ascolto?
Davvero non abbiamo più fiducia in uno sguardo
comprensivo, in una parola che sa corrispondere all'abisso della disperazione?
Davvero non
abbiamo più tempo in quest'epoca che ci vuole tutti insensatamente gioiosi (vedi post sulle feste comandate) e non ne usciamo, almeno mascherati, da quella fredda razionalità che non lascia trasparire nessun moto d'anima, la finta gioiosità, la finta follia?
E allora se proprio nessuno ci ascolta, se noi stessi, complici di questa
mancata comunicazione, imbocchiamo quella strada che ci porta a tacitare l'anima, per poi offrirci, disarmati, alle sue profonde perturbazioni che neppure sappiamo più riconoscere e tantomeno nominare, se il silenzio intorno a noi e dentro di noi s'e' fatto cupo e buio, apriamo un luogo di conoscenza, una terra amica, dove possiamo constatare che le "malattie dell'anima", prima che una faccenda medica o farmacologica, sono condizioni comuni dell'esistenza umana. i poeti, prima e meglio degli psichiatri, sanno descrivere in tutta la loro abissalità.
Perché i
poeti, come ci ricorda Heidegger, sono "i più arrischianti", i più vicini, quando non i più inoltrati negli scenari della follia, dove la condizione umana e' descritta fino a quei limiti dove può estendersi e implorare ascolto, accoglienza, ri-conoscenza.
E' più riconoscente un " folle" di un razionale, perchè non c'è nessun intermediario fra la sua anima e l'essere che gli sta di fronte.
Il folle si apre, respira a pieni polmoni, sente l'aria che lo circonda e la trasmette intatta a chi lo ascolta, ri-conosce e si fa ri-conoscere.
Erasmo da Rotterdam nel suo elogio della follia, oltre che una critica feroce al cattolicesimo di allora, vuole trasmetterci questo significato della follia.
Un folle che dice la verità e la verità diventa ragione, lascia il caos. L'esplorante diventa bocca della verità e gli uomini razionali diventano accusatori, gli inesploratori, irriconoscenti di queste verità, quindi escono dal razionale per finire nel caos.


"Certamente, io non faccio alcun conto di quei sapientoni che vanno blaterando dell'estrema dissennatezza e tracotanza di chi si loda da sé. Sia pure folle quanto vogliono; dovranno riconoscerne la coerenza. Che cosa c'è, infatti, di più coerente della Follia che canta le proprie lodi? Chi meglio di me potrebbe descrivermi? a meno che non si dia il caso che a qualcuno io sia più nota che a me stessa.
D'altra parte io trovo questo sistema più modesto, e non di poco, di quello adottato dalla massa dei grandi e dei sapienti; costoro, di solito, per una falsa modestia, subornano qualche retore adulatore, o un poeta dedito al vaniloquio, e lo pagano per sentirlo cantare le proprie lodi, e cioè un sacco di bugie.
"
(Erasmo da Rotterdam - Elogio della follia -
Si presenta la follia)

Lorenzo

5 commenti:

stella ha detto...

Ho colto: mancanza di dialogo...di apertura verso il prossimo, disinteresse da parte degli altri, incomprensione assoluta... ebbene sì, tutto questo può condurre alla follia; il contrario alla così detta "normalità"!

logos nella nebbia ha detto...

Si Stella, incomprensione, incomunicabilità,solitudine possono portare alla follia. Follia intesa come ho spiegato a Miryam, non come patologia. Il problema è che la tendenza è quella di clinicizzare ogni follia, anche quella parte della vita dove invece questa sofferenza serve per condurci alla ragione.Essere folli spesso è indispensabile.

stella ha detto...

E a volte lo sono infatti, quando decido un qualcosa fregandomi del parere degli altri...e allora gli altri replicano : è impazzita!

logos nella nebbia ha detto...

Grazie Stella per esserti rimessa fra chi mi segue, mi era sparito tutto.

logos nella nebbia ha detto...

Beh detto così sembra sia colpa del fato. Invece no, sono io che combino casini! hehehhe

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