martedì 26 maggio 2009

Aristotele, l'uomo animale politico

Lo Stato: l'uomo animale politico.

Per Aristotele, nessun individuo può bastare a se stesso, ciascun individuo ha bisogno degli altri per sopravvivere. In questo senso, l'uomo è animale politico, cioè sociale, tende naturalmente all'aggregazione, dalle sue forme più semplici (la famiglia, il villaggio) a quelle più complesse (lo Stato, rappresentato dalla polis). Secondo Aristotele questa tendenza è così radicata nell'uomo che costituisce un aspetto della sua stessa natura: è un fatto di natura che l'uomo tenda ad aggregarsi, così come è un fatto di natura che la sua essenza sia l'attività intellettiva.

"E' manifesto che la città è un fatto naturale e che l'uomo è animale per natura socievole". (Aristotele).

Questo dato è così evidente che chi non sente il bisogno di entrare a far parte di una comunità e crede di bastare a se stesso, è per Aristotele "o una belva o un Dio".

Che la vita sociale costituisca un aspetto essenziale dell'uomo è dato dall'osservazione del comportamento umano: prima gli uomini si aggregano in famiglie, poi in villaggi, e quindi nello Stato. Secondo Aristotele, il fatto che l'aggregazione in forma di Stato venga per ultima, prova il fatto che gli altri tipi di aggregazione non riescono a compiere del tutto il loro fine. Solo lo Stato, dunque, rappresenta la forma di aggregazione politica e sociale suprema, solo lo Stato (nella forma della polis greca) può predisporre opportunamente quei mezzi in grado di rendere partecipi i suoi cittadini della verità e dello scopo ultimo dell'uomo. Lo Stato, dunque, come strumento per eccellenza atto ad attuare lo scopo supremo dell'esistenza, e quindi il raggiungimento del bene e della felicità dell'uomo

1 commento:

Chiara ha detto...

Interessante scoprire come almeno 2000 anni fa si avesse il senso dello stato e dell'uomo. chissà se il nostro presidente del consiglio le sa queste cose.

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