Conosciuto da un vasto pubblico per le sue posizioni politiche liberal, non violente, pacifiste ed anticonvenzionali, Bertrand Russell è anche noto per la sua "Storia della filosofia occidentale e le sue connessioni con le circostanze storiche sociali," opera che risale al 1945.
Partito da posizioni schiettamente idealistiche, in particolare quelle di Bradley, egli venne via via chiarendosi e chiarendo che il mondo esiste realmente, è composto di fatti e di linguaggi che cercano di descrivere questi fatti.
Ciò implicò un netto superamento della visione del mondo originaria dell'idealismo, ovvero della concezione del mondo come illusione rispetto al quale solo l'assoluto è vero.
Nella prefazione alla prima edizione de "The Principles of Mathematics" lo stesso Bertrand Russell scrisse: "La mia posizione sulle questioni fondamentali della filosofia deriva in tutti i suoi aspetti essenziali da G.E.Moore. Devo a lui l'avere accettato la natura non-esistenziale delle proposizioni (salvo di quelle che asseriscono l'esistenza) e la loro indipendenza da qualunque pensiero conoscente; e così pure devo a lui il pluralismo che interpreta il mondo, tanto quello degli esistenti quanto quello delle entità, come composto di un numero infinito di entità reciprocamente indipendenti, legate tra loro da relazioni di carattere originario e non riducibili ad aggettivi dei loro termini o del tutto che essi compongono. Prima di apprendere da lui queste teorie, mi sentivo del tutto incapace di costruire una qualsiasi filosofia dell'aritmetica, mentre accentandole mi trovai immediatamente liberato da un gran numero di difficoltà che ritengo siano altrimenti insuperabili."
A mio avviso il vero "avversario" pragmatista di Russell fu Charles S. Peirce. Questi, dopo aver criticato a fondo la teoria induttivistica di Stuart Mill, aveva altresì dimostrato il "fondamento fallibile" della logica, ovvero il semplice valore probabilistico di ogni teoria basata sull'induzione.
Una teoria solo logica per Peirce poteva non trovare conferma nei fatti e per questo egli continuò a credere nella netta distinzione tra logica e matematica. Egli affermò che mentre la matematica è la scienza che deriva conclusioni necessarie, la logica è la scienza del modo in cui derivare conclusioni necessarie.
Scrisse:" Il logico non si cura particolarmente circa questa o quella ipotesi o circa le sue conseguenze eccetto in quanto queste cose possono gettar luce sulla natura del ragionamento. Il matematico è intensamente interessato ai metodi efficienti di ragionare mirando alla loro possibile estensione a nuovi problemi ma, in quanto matematico non si preoccupa di analizzare quelle parti dl suo metodo la cui correttezza è data come ovvia."
Lorenzo
2 commenti:
Bellissimo questo post, il padre del pragmatismo americano "il significato di qualsiasi cosa è determinato dalla sua rilevanza pratica", frase che a me piace tantissimo e che mi è rimasta leggendo uno dei Suoi scritti, mi ero ripromessa di leggere "caso, amore e logica", ma non l'ho più fatto, ora che hai parlato di lui mi è tornato in mente, mi incuriosisce quanta logica abbia messo nell'amore e viceversa....se hai qualcosa su quest'argomento di Pierce...mi piacerebbe se lo postassi.
@ Federica
Mi dispiace, mi ero molto rallegrata della Tua visita nel blog-condominiale.. (cogliendo dal primo post di Lorenzo)...Spero ci ripenserai, i commenti esterni sono una gratificazione e la voglia di fare sempre di più e meglio.
Io Ti aspetto :)))
Federica, te la prendi troppo, lascialo perdere, è quasi certamente un troll che fa incursioni per disturbare e creare incomprensioni.
Con te mi pare ci sia riuscito.
A tutti voi, maledetto me se c'ho capito un'acca.
Sarà che la filosofia al liceo mi stava sullo stomaco, certo è che non ho nè la possibilità nè la voglia di recuperare.
Come la mettiamo con un intelligente che è strasicuro? E' uno stupido senza sapere di esserlo?
Ciaooo
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